Non vi sono responsabilità da parte dei gestori del l”Lido Sayonara Beach Club”  nel grave incidente che si è verificato nel luglio 2020 ai danni di un giovane di 31 anni rimasto gravemente ferito dopo un tuffo in piscina. Il presidente del Tribunale di Barcellona ha disposto l’archiviazione del procedimento. Quatto le persone che risultavano indagate:  ed il personale medico e paramedico del 118, per i quali è stato adesso disposta l’archiviazione dal reato di cooperazione colposa per le lesioni gravi e di responsabilità colposa in lesioni personali in ambito sanitario.

Si tratta di Cristina Anastasi, 42 anni, titolare e gerente del lido di contrada Gronda, nel lungomare di Ponente, ed i componenti dell’equipaggio dell’ambulanza del 118 che prestarono i soccorsi ed il trasporto al Pronto Soccorso di Milazzo: il medico Raimondo Mancuso, 62 anni originario di Pace del Mela ed i soccorritori Roberto Gianò, 50 anni e Marisa Campagna, 44 anni. Per questi utimi è stata disposta l’archiviazione dal reato di cooperazione colposa per le lesioni gravi e di responsabilità colposa in lesioni personali in ambito sanitario.

Ad opporsi all’archiviazione erano stati Davide Valeriani ed i suoi familiari, persone danneggiate, difese dall’avvocato Paolo Pino.

IL 12 luglio 2020 Davide Valeriani, 33 anni, dopo un pomeriggio trascorso con amici e familiari, si è immerso in acqua – forse tuffandosi – rimanendo immobile a seguito dell’impatto col fondo della stessa piscina. Da allora, dopo aver rischiato di morire in quando è stato per lungo tempo ricoverato in terapia intensiva, a seguito delle gravissime lesioni subite è rimasto paralizzato.  Nell’inchiesta, come da ordinanza di archiviazione, non sono emerse responsabilità penali a carico degli indagati. Nell’ordinanza si legge che: «presso la piscina ove si è verificato l’incidente risultava affisso cartello che vietava i tuffi che, inoltre, presso la piscina, era presente un bagnino; che, malgrado ciò, Valeriani Davide si tuffava in piscina, evidentemente in maniera non adeguata, riportando lesioni personali; che la circostanza dell’avvenuto tuffo volontario non appare discutibile” in quanto riferita da un parente del giovane».