Il sottufficiale della Guardia Costiera di Milazzo Aurelio Visalli sarebbe morto per una tragica fatalità. Secondo i tre periti nominati dal Tribunale di Barcellona non sarebbero emerse responsabilità per la mancata osservanza di «regole riguardanti le condotte che devono essere osservate in caso di salvamento in mare da parte di personale gerarchicamente ordinato», e nemmeno per “l’adeguatezza dei mezzi di soccorso utilizzati».

LA TRAGEDIA. Lo si è appreso nel corso dell’ultima audizione dei componenti del collegio peritale nominato dal Gip, Giuseppe Sidoti, per  stabilire se ci sono state responsabilità penali nella fase dei soccorsi che hanno causato la morte di Aurelio Visalli, il militare della Guardia costiera in servizio alla Capitaneria di Milazzo che il 26 settembre 2020, non esitò ad immolarsi, lanciandosi in mare per salvare un giovane in estrema difficoltà nelle acque agitate del mare di Milazzo. Ai periti sono stati demandati in forma collegiale gli accertamenti di “eventuali profili di colpa generica o specifica in capo agli indagati nella fase del soccorso effettuato quel tragico giorno.

LA PERIZIA. Il giudice Sidoti, infatti, dopo aver disposto il rigetto della richiesta di archiviazione avanzata dalla stessa Procura, aveva nominato un collegio peritale di militari appartenenti alla stessa Marina Militare. Nomina avvenuta il 30 maggio a seguito dell’accoglimento dell’istanza con cui il pm Emanuela Scali aveva a sua volta richiesto di procedersi nel supplemento di indagini disposte a seguito del rigetto dell’archiviazione nelle forme dell’incidente probatorio a perizia. E ciò per chiarire “l’adeguatezza dell’intervento di salvataggio posto in essere dagli indagati”, che sono solo due: Emanuele Sufrà, 41 anni e Francesco Amante, 42 anni, entrambi residenti a Messina, in servizio alla Capitaneria di Milazzo.

LE PRESUNTE VIOLAZIONI. Il collegio peritale è composto da tre ufficiali della Marina militare italiana: l’ammiraglio Andrea Cottini, del Comando Marisicilia di Augusta; il capitano di fregata medico Fabio Giovanni Degano; il capitano di corvetta Fabio Cacciatore, anch’essi del Comando Marisicilia. A conclusioni, diametralmente opposte, è giunto invece il consulente di parte nominato dai familiari di Aurelio Visalli, difesi dagli avvocati Tommaso Calderone e Carmelo Monforte, l’ingegnere navale e meccanico, Nicolò Reggio di Genova, che  in 27 pagine ha evidenziato presunte violazioni previste nella fase di avvio dei soccorsi attribuibili al maggiore più alto in grado dei due indagati, il CC (CP) Emanuele Sufrà. Dovrà essere la Procura a stabilire se procedere con una imputazione coatta o chiedere nuovamente l’archiviazione dell’inchiesta.

Secondo il consulente di parte della famiglia, quel giorno Visalli “non doveva essere sul posto a svolgere un compito che non era contemplato dal suo inquadramento professionale nell’ambito della Capitaneria di Milazzo”. Secondo l’ing. Reggio «Visalli aveva obbedito ad un ordine sbagliato che proveniva da un superiore.