«Questo è un dolore che ha straziato tutti ma non ha meravigliato nessuno». Le parole di Santo Marcianò, cappellano militare che ha celebrato i funerali di Riccardo Maestrale non sono di dolore. Ma di speranza. Chi conosceva il ventiduenne milazzese morto per soccorrere due persone in autostrada sa che lui era così. Altruista. Sempre disposto ad aiutare gli altri. Il suo messaggio vuole dare tregua al dolore di mamma Graziella, papà Salvatore e della fidanzata Alessia. Ma anche a quello del fratello Francesco, rimasto ferito nello stesso incidente che ha ucciso Riccardo e che adesso in un letto del Policlinico di Messina lotta per superare i traumi riportati durante l’impatto. Padre Marcianò però vuole a tutti i costi dare speranza a questo dolore straziante e lo fa nel più nobile dei modi. Parlando alla famiglia a nome proprio di Riccardo. «Cari tutti – ha detto durante l’omelia – sono morto per un atto di vita. Se non mi fossi fermato non avrei comunque potuto continuare a vivere. Io ho scelto di servire la patria. E ho sempre sperato in un mondo migliore. La morte è un dolore assurdo. Ma questa mia morte non è morte. Voleva dare la vita».

Alla celebrazione, nel pieno rispetto delle norme Covid, c’erano tantissimi milazzesi, amici e non di Riccardo. Molti dei quali rimasti fuori dal Duomo. «La tua morte – ha detto Marcianò – illuminerà i passi dei tuoi colleghi, della tua famiglia e di questa Milazzo che adesso si è stretta attorno a te». Per oggi il sindaco Pippo Midili, presente in chiesa insieme alla comandante della Polizia Locale Gisella Puleo e di tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine cittadini, ha dichiarato il lutto cittadino. Molti commercianti in segno di rispetto durante i funerali hanno abbassato le saracinesche.

Fuori, proprio davanti l’ingresso della chiesa madre, c’era posteggiata la sua auto. Una audio A3 gialla. Quella che tanto si vede appena si apre il suo profilo Facebook. Sul laterale, invece, quelle dell’Audio Club Sud di cui Riccardo faceva parte.

Gialli erano anche i fiori sull’altare e gialla era la rosa che, insieme al suo cappello da bersagliere, è stata per tutto il tempo sul feretro.

In chiesa erano schierati tutti i suoi colleghi di Cosenza, città dove Riccardo lavorava. Quelli a cui dispensava sempre cibo ogni volta che tornava dai giorni di permesso a Milazzo. Un episodio che ha ricordato il suo capitano al termine della cerimonia religiosa, descrivendolo come un ragazzo “dagli occhi vispi e dal ciuffo ribelle. E un grande dispensatore di cibo”. Tra i banchi del Duomo erano presenti anche tutti i colleghi dell’esercito di papà Salvatore anche lui militare.

A commuovere è stata la lettera della fidanzata Alessia che per tutto il tempo non è riuscita a trattenere le lacrime ma anche il silenzio di uno dei suoi più cari amici che al microfono non è riuscito a nascondere il dolore ed è rimasto zitto a fissare la bara.

A stringersi intorno alla mamma Graziella anche Stefania Scolaro, presidente dell’istituto Da Vinci dove lei lavora.

Per fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente avvenuto giovedì scorso, la magistratura ha iscritto nel registro degli indagati i due conducenti delle auto coinvolte, quella che ha travolto Riccardo e FRancesco Maestrale e l’auto che avrebbe causato il primo incidente andando ad impattare con un tir.

La celebrazione è stata chiusa da un brevissimo ma intenso intervento di padre Saccà, sacerdote della frazione milazzese di Santa Marina ma anche insegnante di religione di Riccardo all’istituto Majorana. «Eri di una solarità e semplicità – ha detto – disarmante». Sì. Solare. Come i raggi di luce che oggi a Riccardo hanno dato l’ultimo saluto. Gialli. Come la sua macchina roboante. Come i palloncini. E come la rosa accanto al suo cappello.

Rossana Franzone

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