Si è concluso con alcune assoluzioni totali e la maggior parte delle condanne dimezzate il processo d’appello dell’inchiesta “Terzo Livello” sul “comitato d’affari” scoperto dalla Dia nell’agosto 2018, composto da professionisti, imprenditori, politici ed esponenti della criminalità accusati di gestire la cosa pubblica messinese. Sedici in tutto gli imputati tra cui l’imprenditore milazzese Vincenzo Pergolizzi, suoi parenti e stretti collaboratori. Pene più lievi rispetto al primo grado, dunque, per Carmelo Cordaro, Michele Adige, Vincenza Merlino, Stefania Pergolizzi, Sonia Pergolizzi e Teresa Pergolizzi (per un anno e 6 mesi, pena sospesa). Due anni e 8 mesi per il costruttore Vincenzo Pergolizzi. La riduzione è legata ad alcune assoluzioni parziali. Sono stati difesi dagli avvocati Vincenzo Isgrò, Pinuccio Calabrò, Alberto Gullino e Saverio Campana.

I giudici hanno inoltre hanno revocato la confisca del capitale sociale e del compendio aziendale delle società mamertine Peredil, Costeson ed Ergi e  degli immobili sequestrati, disponendo la restituzione in favore degli aventi diritto, fatta eccezione di beni e immobili fino all’importo di 417mila euro relativa alla Costeson per un debito con l’erario.

Con la sentenza di primo grado a Pergolizzi era stata inflitta una pena di 5 anni e 6 mesi e disposto il sequestro di beni e delle imprese Peredil, Costeson ed Ergi. Era stato condannati anche il geometra di fiducia, nonché ex amministratore di Peredil, Carmelo Cordaro, 4 anni; il genero di Pergolizzi, Michele Adige, 4 anni; la segretaria storica dell’imprenditore, Vincenza Merlino, 4 anni; la sorella Teresa Pergolizzi, 2 anni e 6 mesi; le figlie Stefania Pergolizzi, 2 anni e 6 mesi; Sonia Pergolizzi, 2 anni e 6 mesi.

Nell’ambito dell’inchiesta si ipotizzava il tentativo di fare una speculazione edilizia a Messina tra le vie San Sebastiano e Felice Bisazza con la complicità del presidente del consiglio comunale dell’epoca, Emilia Barrile, contatta per “agevolare la strada”. Ma per tale reato il Pergolizzi Vincenzo era stato assolto subito. Inoltre i pm avevano sottolineato il tentativo dell’imprenditore Pergolizzi di sottrarre attraverso la complicità dei suoi familiari e persone di fiducia, il suo patrimonio al sequestro antimafia e di evitare il recupero del credito erariale, quasi un milione di euro, da cui le sue società erano gravate. Con una serie di trasformazioni societarie per mezzo dei propri familiari avrebbe – si leggeva negli atti – inscenato fittizie controversie con dipendenti di fiducia, per svuotare fraudolentemente le società di beni e capitali. I reati, però, sono stati ridimensionati

Assolto da tutte le accuse l’ex consigliere provinciale Francesco Clemente per non aver commesso il fatto e gli imprenditori Angelo e Giuseppe Pernicone. Clemente è stato dirigente dell’ufficio tecnico durante l’amministrazione del sindaco Lorenzo Italiano ed è ritenuta una “vittima” dell’inchiesta. Era stato prelevato all’alba in un albergo di Roma dove si trovava per motivi di lavoro, Clemente è stato condotto in auto fino a Messina dalle forze dell’ordone. Oggi è risultato estraneo da ogni illecito.

L’ex presidente del consiglio comunale di messina, ritenuta al centro dell’inchiesta, Emilia Barrile è stata, invece, condannata a 4 anni di reclusione, con tre assoluzioni parziali (la richiesta era di 8 anni e 3 mesi), rivedendo in parte la sentenza emessa in primo grado nell’ottobre 2019. Stessa pena e assoluzioni anche per il commercialista Marco Ardizzone (8 anni e 8 mesi la richiesta).

Le altre condanne: un anno e 8 mesi per Giovanni Luciano; un anno e 4 mesi per l’imprenditore Antonio Fiorino; un anno e tre mesi per Daniele De Almagro, ex direttore Atm; Pena sospesa per Fiorino, De Almagro, Cordaro, Luciano, Adige, Merlino, Stefania, Sonia e Teresa Pergolizzi.