ULTIMA ORA. L’ex consigliere comunale Santino Napoli, 70 anni, è stato condannato dal Tribunale di Barcellona con sentenza di primo grado a 8 anni di reclusione con l’accusa di concorso in associazione mafiosa (il pm aveva chiesto 10 anni).  Era scattata il 24 gennaio 2017  l’operazione “Gotha 7” con la quale i carabinieri del Comando di Provinciale di Messina e del ROS e la Polizia di Stato, eseguirono una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Messina, sulla base della richiesta della Dda di Messina, a carico di 40 soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di associazione di tipo mafioso e di numerosissimi reati, quali estorsione (consumata e tentata), rapina, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di armi e violenza privata, reati aggravati dal cosiddetto metodo mafioso per aver fatto parte dell’associazione mafiosa denominata “Famiglia barcellonese” riconducibile a “Cosa Nostra” ed operante prevalentemente sul versante tirrenico della provincia di Messina.

Santino Napoli, difeso nel processo dagli avvocati Nino Favazzo e Antonio Siracusa, si trova dal momento dell’arresto ai domiciliari. Ufficialmente lavorava all’ospedale Fogliani come infermiere ed è conosciuto per la sua intensa attività politica che lo ha portato a ricoprire ininterrottamente la carica di consigliere comunale dal 1993 al 2015. In realtà, Napoli, secondo le accuse dei collaboratori di giustizia su cui si fonda l’operazione Gotha 7 , sarebbe stato un punto di riferimento del Clan dei barcellonesi a Milazzo con una particolare attività a cavallo tra gli anni ’90 e i 2000. Le accuse sono pesantissime e costellano le 826 pagine dell’ordinanza che stanotte ha portato all’applicazione di quaranta provvedimenti di custodia cautelare.

Napoli sarebbe ritenuto il volto pulito del clan a Milazzo che ad ogni elezione amministrativa veniva sostenuto da tutta l’organizzazione, un intermediario tra le aziende che venivano sottoposte a tentativi di estorsioni e gli esponenti del sodalizio del Longano (un episodio citato risale al 1997/1998 e riguardava il bar Dolce Vita, in Marina Garibaldi), colui che tramite il ruolo di consigliere comunale teneva sotto controllo il territorio e riferiva di appalti e delle rispettive ditte che vincevano le gare, veniva tutelato nella gestione (diretta o tramite congiunti) di discoteche. Secondo l’ordinanza aveva rapporti diretti con Sam Di Salvo e Carmelo D’Amico ritenuti tra i più autorevoli esponenti del sodalizio. Con la famiglia d’Amico nel 2004 avrebbe gestito delle discoteche: “Le terrazze” e “l’inside”. Nel 2015 nonostante sia risultato il più votato della lista “Milazzo Green” non riuscì ad essere riconfermato in consiglio comunale.

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