Coop lascia la Sicilia, anche l’ipermercato di Milazzo affidato ad un gruppo privato. La lettera dei dipendenti 17 Luglio 2020 Cronaca 17 Commenti Anche l’Ipercoop di Milazzo non sarà più gestito direttamente da Coop Alleanza 3.0 ma affidato tramite franchising (cessione ramo d’azienda) ad un gruppo privato siciliano. A confermarlo un comunicato ufficiale dell’azienda sul nuovo Piano di Rilancio. Secondo Coop Alleanza 3.0 la decisione di dare avvio ad un piano di riassetto della rete di vendita di Coop Alleanza 3.0 in Sicilia è legata al fatto che «soffre da tempo di andamenti strutturali in costante perdita, oggi non più sostenibili economicamente». Per questo la cooperativa prevede di gestire i 12 punti vendita della Sicilia tramite un accordo di franchising «che ne affiderà la gestione e il rilancio a un imprenditore locale con esperienza nel settore». «Una soluzione – si legge in una nota – che ha come obiettivo il duplice vantaggio di salvaguardare appieno l’occupazione e mantenere la presenza del marchio Coop in Sicilia rilanciando la centralità dei prodotti a marchio, preservando al contempo la mutualità per i soci e tutti i vantaggi per i soci e per i clienti». Ad oggi la Cooperativa ha ricevuto diverse manifestazioni di interesse da soggetti imprenditoriali, tra queste, ha deciso di avviare una trattativa, scegliendo un imprenditore locale che risponde a tutti gli stringenti requisiti richiesti dalla cooperativa. I franchisee infatti devono rispettare requisiti precisi: presenza territoriale, reputazione e rispetto della legalità, affidabilità economico-finanziaria. L’imprenditore inoltre si deve impegnare a garantire il rispetto dei contratti collettivi nazionali, e degli standard Coop su: norme igienico-sanitarie, diritti dei lavoratori, adesione a normative nazionali e locali su – ad esempio – attività commerciali, urbanistica, uso dei marchi. Una situazione che ha messo in subbuglio sindacati e il mondo della politica. I dipendenti dei dodici punti vendita hanno diffuso sui social un’accorata lettera aperta. «In una terra arida come la Sicilia, dove il lavoro è una conquista e sia i lavoratori che gli imprenditori sono costretti a scendere a compromessi – scrivono – poter entrare a lavorare in Coop è stato per tutti noi motivo di grande orgoglio. Dietro l’insegna Coop riconoscevamo principi come rispetto delle persone, trasparenza e legalità. Negli ultimi tre anni, con la firma del contratto di flessibilità, ci siamo sacrificati rinunciando allo straordinario e sforando le ore previste dal contratto per permettere all’azienda di sopravvivere nel territorio. Le festività, le domeniche, le settimane prima del Natale o i mesi estivi sono stati per noi pesanti a causa dell’aumento del numero di ore richieste. Ore che avremmo dovuto recuperare nei periodi, per così dire, “morti”. Non dimenticheremo mai questi mesi di lockdown in cui abbiamo continuato a lavorare e offerto un servizio essenziale, nonostante lo stress e la paura del contagio per noi e le nostre famiglie. Ma anche in questo momento difficile non ci siamo tirati indietro, tanto da essere definiti dal Presidente di Coop gli “eroi di quei giorni”. Abbiamo sempre fatto tutto con costanza e rispetto per il lavoro, perché la nostra era una missione per salvare Coop, l’azienda che consideriamo una perla rara in Sicilia. Ma Coop ha deciso di non salvare noi. Coop – sostengono – ci ha preso in giro, ci ha deluso. Ci ha fatto credere che i nostri sacrifici sarebbero serviti a preservare il posto di lavoro. Nell’ultimo anno tutti i nostri sacrifici hanno permesso all’azienda di raggiungere gli obiettivi, non per il nostro futuro ma per quello di Coop nel resto d’Italia. Vogliamo denunciare la volontà di Coop di abbandonare soci e lavoratori in Sicilia e di non rispettare gli impegni presi. Vogliamo che i nostri clienti, soci e non, conoscano cosa sta accadendo dietro a quel marchio, tra gli ultimi baluardi di legalità in Sicilia. In un momento difficile per tutti Coop ha scelto di abbandonarci e venderci al miglior offerente, abbandonando anche i principi e valori sui cui si fonda. I compratori garantirebbero la stabilità occupazionale ma noi ci chiediamo: per quanto tempo e con quali garanzie per noi lavoratori?» conclude la lettera aperta. Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 76.409 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT