Nelle ultime settimane vari Sindaci della valle del Mela, in particolare di Santa Lucia del Mela, Pace del Mela, Monforte San Giorgio, Condrò e San Pier Niceto,  si sono schierati a difesa del Piano della qualità dell’aria. I limiti restrittivi hanno portato i vertici della Raffineria di Milazzo ad anticipare che non riusciranno a rispettare i limiti paventando tempi duri. Ed ecco il solito dibattito tra la tutela dell’ambiente e i livelli occupazionali a rischio. Si parla di green economy e bonifiche anche se ipotizzare che alla fine dell’attività gli impianti alla fine vengano trasformati in semplici depositi è più probabile.

«Questi sindaci – commentano Associazione Adasc, Coordinamento Ambientale Milazzo – Valle del Mela, Comitato dei cittadini contro l’inceneritore del Mela,  Movimento No inceneritori – Valle del Mela – hanno compreso la necessità di ridurre concretamente l’inquinamento in uno dei luoghi più belli ed al contempo più inquinati d’Italia. Qui i bambini hanno un rischio di nascere malformati ben più alto della norma e le urine degli adolescenti risultano cariche di metalli pesanti. Molti nostri concittadini si ammalano per colpa dell’inquinamento, che procura sofferenza, povertà e sciagure, mietendo vittime innocenti». 

Secondo le associazioni «un inquinamento che pesa come un macigno sullo sviluppo del nostro territorio, che possiede ben altre potenzialità e vocazioni». Guai a mettere in dubbio la loro posizione. A cominciare dei sindacalisti. «Eppure, c’è chi ha il barbaro coraggio di sostenere che non bisogna ridurlo questo inquinamento, perché altrimenti, con limiti più restrittivi, le grosse industrie scapperebbero. Questa è la tesi di alcuni “sindacalisti”, che anziché i lavoratori sembrano tutelare di più i petrolieri. Una posizione inaccettabile, ma che non ci stupisce, visto che tra lor signori c’è anche chi invocava a gran voce l’odiato mega-inceneritore del Mela, come se l’inquinamento esistente non fosse già abbastanza».

Le associazioni sostengono che i limiti sono i più alti d’Italia, mettendo le raffinerie siciliane fuori dal mercato a causa degli alti costi  sostenuti per rispettare il piano. Gli ambientalisti parlano di green economy e di bonifiche. «Chi dice che il Piano impone limiti diversi da quelle delle normative nazionali evidentemente non conosce le normative. Queste prevedono l’obbligo di recepire i limiti necessariamente più restrittivi (perché altrimenti sarebbero inutili) individuati nei Piani regionali di qualità dell’aria e nelle prescrizioni sanitarie dei Sindaci».

I sindacati invitano infine il Sindaco di Milazzo, «che si chiede se la Ram dica il vero quando sostiene che i limiti del Piano sono irraggiungibili», a leggere il ricorso presentato dalla stessa Raffineria. «Non troverà alcuna dimostrazione, né alcuna argomentazione su una presunta irraggiungibilità dei limiti. Limiti peraltro noti da almeno tre anni, senza che la Ram, quando ne ha avuto la possibilità, li abbia contestati. Arpa Sicilia ha già chiarito in giudizio che i limiti del Piano non sono affatto inventati, ma fanno riferimento ad un documento della Comunità Europea sulle migliori tecnologie disponibili. Si tratta quindi di limiti perfettamente applicabili, a meno che non si dica che sia la Comunità Europea a mentire».