Quella dei dipendenti del Gruppo Papino, fino a qualche anno fa azienda del mondo dell’informatica e degli elettrodomestici con oltre 300 dipendenti (tra cui un punto vendita a Milazzo), è un vero calvario. Peggiorato dalla crisi scaturita dal coronavirus. Pubblichiamo un grido di allarme di un loro rappresentante sindacale.

Gent.ma Redazione OggiMilazzo.it, mi chiamo Rosario Cusmano, ho 42 anni e sono un cittadino messinese.

Vi scrivo  per mettere in risalto una vicenda che, nel corso dei mesi precedenti e di più adesso con l’emergenza COVID 19 ha portato me e la mia famiglia a problemi economici rilevanti.Tuttavia tale situazione e pressocchè identica per altre 25 famiglie che, come me, hanno perso il lavoro e del quale mi faccio portavoce.

Ma, partiamo dall’inizio, quando la EL.V.A. srl, azienda leader nel settore di vendita al dettaglio di grandi elettrodomestici era una realtà che imperava a Messina per serietà, professionalità e qualità dei servizi resi alla clientela, numerosa e importante, che vedeva in tale azienda un punto di riferimento non solo per la città ma per tutta la provincia.

Nel 2009 poi, la crisi che attanaglio’ l’Italia ha costretto, suo malgrado, la proprietà identificata nella famiglia Mazzeo a cedere il ramo d’azienda, che comprendeva i punti vendita di Messina, Tremestieri, Maregrosso, Milazzo e Capo d’orlando con all’incirca 80 lavoratori. Cosi’ nel luglio dello stesso anno tale vendita si finalizzò verso la Papino Elettrodomestici s.r.l. con il transito di tutto il personale presente e operativo alle medesime condizioni di contratto, qualifiche, anzianità e quant’altro. Insomma, vennero conservati e riservati tutti i posti lavoro. Ottima operazione pensammo!!!!

Tuttavia, sin dai primi mesi era chiaro che la condotta aziendale era quantomeno discutibile sotto il profilo gestionale e pratico, prova ne e’ che già nei primi anni si assiste ad una decadenza di qualità e di fatturati macroscopica, cosa a cui permettetemi, malgrado la crisi, non eravamo abituati. La clientela che prima fidelizavamo non c’era più, non si ritrovava e non si identificava in questo nuova realtà. Malgrado tutto, spinti da una professionalità senza eguali abbiamo tirato avanti, assistendo anche nel corso degli anni alla chiusura del punto vendita di Maregrosso (presso Sma),con evidenti ricadute anche sul personale che senza nessun avviso, considerazione e ritegno veniva improvvisamente frazionato nei vari punti vendita che la Papino gestiva in tutta la Sicilia, tanto che molti di essi gettarono la spugna e rimasero senza lavoro, insomma un modo pulito per licenziare le persone.

Qualche anno dopo è il turno del punto vendita di Torregrotta (già di proprietà della Papino prima dell’acquisizione Elva con le stesse identiche modalità. Risultato: altri colleghi che non potendo sostenere lontananza, disagi e costi soprattutto, gettano la spugna e si licenziano.

Arriviamo al dicembre 2018, quando, la proprietà, comunica che entro agosto 2019 avrebbe chiuso il punto vendita di Messina – Tremestieri, trasferendo parte del personale nel nuovo punto vendita di Maregrosso in via di ultimazione come tutto il centro commerciale. Poco male pensammo, e invece arriva la prima sorpresa. Coloro che volevano essere trasferiti nel nuovo punto vendita erano “invitati”a dimettersi dalla Papino Spa (diventata tale nel 2013 con marchio Trony, ndr) rinunciando a tutte le garanzie del contratto in essere e accettando per la nuova azienda denominata E.G.srl (riconducibile sempre alla famiglia Papino ma con altra partita iva) delle condizioni contrattuali di lavoro a tempo determinato discutibili, comunicate solo dopo aver effettuato le dimissioni.

Arriviamo ad aprile 2019 e ben 9 dipendenti, quasi tutti del punto vendita di Tremestieri, transitano in quello di Maregrosso, accettando le condizioni di cui sopra. Tale situazione porta di conseguenza, il 12 luglio 2019 alla chiusura del punto vendita di Tremestieri, dove ancora operavano 13 dipendenti, e all’indomani di uno sciopero proclamato con presidio in prefettura, per chiedere all’azienda chiarimenti sul futuro di noi dipendenti.

Proprio da qui inizia l’odissea. Chi resta si ritrova con mensilità arretrate,13-esima e 14-esima compresa, sospesi dall’attivitaà lavorativa e senza nessuna previsione rosea per il futuro. Iniziano, infatti, tavoli sindacali, incontri in Prefettura, scioperi ad oltranza e quant’altro. L’azienda dal canto suo, ferma nella sua posizione di “pulizia” chiude nel Settembre 2019 anche il punto vendita di Milazzo, insieme ad altri punti vendita della Sicilia, insomma implode tutto e la situazione va via degenerando (ricordo che la famiglia Papino, titolare dell’azienda, possedeva fra Sicilia e Campania ben 36 punti vendita con oltre 300 dipendenti). Si susseguono a tal proposito varie riunioni con le parti sociali, con l’Ufficio territoriale del lavoro di Catania cecando di aprire una breccia quanto meno per ottenere degli ammortizzatori sociali, ma niente, l’azienda si trincera dietro un muro negando anche quelli. Non solo, ad ottobre 2019 pensa bene di operare, in barba a tutte le regole e accordi i primi 80 licenziamenti in tutta la Sicilia, con Messina e provincia che paga il maggior numero di licenziati, ben 21.

Quest’ultimo atto scatena ulteriori presidi e scioperi che, con l’aiuto e l’impegno ininterrotto della Cisl di Messina, nella persona dell’allora segretario generale Tonino Genovese, dei confederati nella persona di Antonino Alibrandi (attuale segretario) e della categoria FISASCAT-CISL nella persona del segretario Salvatore D’Agostino, i quali hanno seguito con determinazione tutta la vicenda cercando in ogni modo di trovare delle soluzioni per la salvaguardia dei posti di lavoro e a cui ci siamo affidati, riusciamo ad incontrare il ministro del lavoro Nunzia Catalfo, al quale affidiamo un memorandum della nostra vicenda.

Improvvisamente, nel dicembre 2019, l’azienda ritira per incanto gli 80 licenziamenti e apre la procedura di cassa integrazione per crisi aziendale.

Nel frattempo, il tribunale di Catania, al quale era stata depositata l’apertura di procedura di concordato preventivo, rigetta tale istanza, e dichiara l’azienda insolvente nominando un commissario giudiziale, nella persona dell’avvocato Marco Spadaro per la gestione della cosa in attesa dell’udienza fissata il 15 Maggio 2020.Tale professionista, dopo aver analizzato la situazione di insolvenza aziendale, deposita la sua relazione al tribunale il quale dichiara l’amministrazione straordinaria dell’azienda Papino.

Per l’ennesima volta cambia lo scenario. Con la dichiarazione di amministrazione straordinaria, si deve riaprire nuovamente la richiesta di cassa integrazione e rifare nuovamente tutto l’iter. Il Mise a questo punto richiede esame congiunto con le parti sociali, con l’azienda e con i lavoratori, ma purtroppo arriva l’altra doccia fredda. Esplode il corona virus e tutto va in stallo.

Al netto di questo e nelle more di una situazione paradossale, chi ne fa le spese di tutto siamo noi lavoratori che, a distanza di quasi un anno non hanno percepito nemmeno un euro, vivono in una situazione che già precaria di suo adesso è diventata drammatica. Mensilità bloccate dal tribunale per lo stato di insolvenza, con udienza spostata per motivi sanitari al 20/10/2020, cassa integrazione non ancora in essere, intere famiglie ridotte alla fame.

Concludendo, invio la presente in qualità di rappresentante sindacale per Messina e Provincia di tutte le maestranze interessate, denunciando una situazione davvero pesante per noi e per le nostre famiglie, persi dietro pastoie burocratiche che ad oggi, dopo quasi un anno in pratica, ci hanno fatto perdere la nostra identità di lavoratori in quanto non siamo ne cassaintegrati, non siamo licenziati, non siamo lavoratori attivi, insomma non abbiamo nessuna certezza presente e futura. Siamo in attesa e ancora di cosa non sappiamo!!!!

Se questa e’ democrazia, se questa e’ la Repubblica fondata sul lavoro, se questa e’ la giustizia, beh….allora qualcosa non torna!!!!

Cordialmente

Rosario Cusmano (RSA Fisascat-Cisl per Papino Elettrodomestici punti vendita Messina-Tremestieri e Milazzo)