Il 27 gennaio, “Giorno della memoria” all’Istituto Guttuso si rinnova un appuntamento che da anni onora con iniziative il più possibile interessanti ed efficaci. Educare i giovani. Questa “giornata a tema”, al Guttuso è appuntamento con la storia, impegno a ricordare e a conoscere, occasione di riflessione e di rielaborazioni comunitarie e personali, nelle forme più varie (locandine, disegni e pannelli, fotografie, istallazioni polimateriche, dialoghi e poesie). È espressione attraverso l’arte e la scrittura, perché, dopo adeguata preparazione e progettazione, si attivi una coscienza condivisa.

La Dirigente Delfina Guidaldi, accogliendo le istanze di docenti e di alunni, con una specifica circolare li impegna ad “approfondire il ricordo dell’Olocausto riflettendo sul valore della libertà, del rispetto, della dignità umana”. Attraverso la conoscenza dello sterminio degli ebrei – sacrificio di tante vittime innocenti- gli alunni sono chiamati a “diventare cittadini migliori, consapevoli che la diversità è una ricchezza e un patrimonio dell’umanità”. Per non dimenticare i giovani devono conoscere, e non è affatto scontato che a loro sia chiaro che cosa è stata la Shoà. La conoscenza degli eventi è il primo passo contro il negazionismo, soprattutto quello becero e spicciolo che porta alla ribalta minoranze di seminatori di odio, impregnati di pregiudizio e di rancore.

Abbattere l’indifferenza. Bisogna avversare l’indifferenza, da cui gli internati nei lager- i morti e i reduci e testimoni- furono particolarmente offesi. Liliana Segre, Sami Modiano, Edith Bruck la considerano brutalmente offensiva e violenta essa stessa, perché consentì il male e perché ancora oggi lo consente, con la responsabilità di chi si volta dall’altra parte.

Sminare l’odio, con l’incontro e l’amicizia. Edith Bruck in questi giorni, in un incontro con studenti romani, ha ribadito che non ha odiato e non prova odio tutt’ora, che, nonostante le atrocità e i lutti, non ha permesso che questo sentimento disumano si impadronisse di lei; così Liliana Segre ha più volte raccontato che, a differenza dei suoi carnefici, ha scelto la vita e l’amore, e che l’elaborazione del dolore l’ha portata a superare l’odio. Si può imparare ad essere migliori, i giovani devono costruire un futuro di pace. La stessa Liliana Segre, in una recente intervista, ci ha rimandato ad una poesia di Primo Levi per sottolineare la bellezza dell’”incontro” che porta all’amicizia. Nella vita ciascuno è diverso, ma ci si incontra, anche per un attimo. Può accadere che incrociare il nostro sguardo con gli occhi di un’altra persona faccia diventare quella persona, da quel momento, l’altra parte di noi. Non importa quanto quella persona sia diversa da noi, specchiandoci nei suoi occhi troviamo umanità e amicizia. L’attimo in cui l’intersecarsi degli sguardi crea un legame, come di una corda tesa, secondo Liliana Segre è cruciale, è l’antidoto contro l’ostilità per il prossimo, è la risposta alla discriminazione.