MESSINA. Ingegneri accanto ai medici ad effettuare ricerca avanzata per consentire ai chirurghi di riprodurre fedelmente le parti anatomiche da operare. A Messina, nelle sedi dell’Istituto Clinico Polispecialistico Cot, diretto da Marco Ferlazzo, nasce un laboratorio di biomeccanica nel quale avviene la produzione di modelli ortopedici creati con stampanti 3D di ultima generazione. La possibilità di creare modelli 3D dà l’opportunità di avere un’anteprima, da toccare con mano, di ciò che si può affrontare durante l’intervento. Da non sottovalutare l’importanza del contributo che questo tipo di stampa può dare alla comunicazione medico-paziente visto che diventa più visibile, palpabile, quello che poi diventerà oggetto dell’operazione. I medici insomma possono spiegare in maniera più dettagliata e comprensibile cioè che avverrà in sala operatoria. E i pazienti entrano in sala operatoria consapevoli di ciò che accadrà.

La vera rivoluzione e il principale vantaggio che offre un modello 3D, è la fedeltà con la quale riproduce la reale anatomia del paziente sotto studio. Ogni modello, infatti, deriva dalla Tac del paziente che dovrà sottoporsi all’intervento.

“Credo che questo nuovo approccio pre-operatorio spiega uno dei professionisti che lavora nel laboratorio della Cot Liliana Naccari –  consenta una più accurata personalizzazione della terapia chirurgica dei pazienti. Il chirurgo ha davanti agli occhi ciò che vedrà in sala operatoria prima di intervenire sul paziente”.

A Pisa, nei giorni 28 e 29 Ottobre 2019, l’Istituto Cot, ha partecipato al terzo congresso dell’Italian Digital Biomanufacturing Network(IDBN). L’obiettivo dell’incontro era quello di offrire una panoramica sullo stato della ricerca relativa a questi nuovi approcci e alle nuove tecnologie in ambito clinico. In tale occasione, i rappresentanti dell’istituto Cot hanno esposto il motivo per la quale l’equipe medica ha scelto di avvicinarsi a questa nuova tecnologia per il planning preoperatorio di due casi di studio particolarmente complessi: una coxartrosi primaria in soggetto con cisti ossea del terzo prossimale del femore e una grave artrosi gleno-omerale eccentrica.

Per queste patologie, sono stati realizzati due modelli 3D in Pla, un materiale ecologico ricavato dalla lavorazione del mais. I modelli di stampa, pensati appunto per la chirurgia articolare, sono stati progettati con elementi componibili per garantire una migliore visibilità di ogni segmento osseo

I medici chirurghi hanno affermato che i modelli 3D sono stati utili sia nella scelta dell’impianto femorale, in quanto tale impianto avrebbe dovuto by-passare la lesione cistica, necessitando pertanto di una protesi diversa da quella di primo impianto, che nella scelta di effettuare un’endoprotesi omerale visto l’esiguo spessore del residuo di glena scapolare che, a causa dell’usura, giungeva fino alla spina scapolare.

“Gli ottimi risultati ottenuti ci invogliano a dare il massimo impegno- spiega un altro dei professionisti ricercatori presenti nel laboratorio, l’ingegnere Marco Mangraviti- e sono sicuro che raggiungeremo risultati sempre migliori”.