La cbiesa di San Rocco oggi Milazzo, il restauro della chiesa di San Rocco finisce in procura. Ecco cosa è succeso 13 Luglio 2019 Cronaca 9 Commenti Chiesa di san Rocco prima del restauro Il restauro della chiesa di San Rocco finisce in procura. A denunciare interventi mai autorizzati all’interno del piccolo edificio sacro è stata la Soprintendenza di Messina che nel maggio scorso ha contestato i lavori a Santino Smedile, in qualità di presidente dell’Associazione provinciale statistici, titolare del comodato d’uso dell’immobile di proprietà della Società Marittima di mutuo soccorso. LE OPERE ILLECITE. Secondo i tecnici sarebbero state configurate opere illecite quali pitturazioni interne del soffitto e delle pareti, intonacature parziali, rimozione della lapide della confraternita di San Rocco (1853) e di ricomposizione su supporto a parete, collocazione di ringhiera per l’accesso della cripta, pitturazione dei prospetti di colore bianco, sigillatura e pitturazione della guaina della copertura della cupola di colore rosso, collocazione di vetrata (in plastica) figurata e colorata sul prospetto principale. INIZIO LAVORI. Lo scorso 28 settembre 2018, in realtà, Smedile aveva inviato una nota in cui comunicava che si stavano effettuando «lavori di manutenzione ordinaria» alla chiesa «mediante personale altamente specializzato» al fine di «eliminare le infiltrazioni di acqua piovana che, a causa della prolungata chiusura, sono state alla base dei danni del soffitto e della pareti». Però – secondo la relazione dei tecnici comunali e dei vigili urbani che hanno elevato il verbale di violazione edilizia – di “ordinario” c’era poco. LA VIOLAZIONE. La violazione urbanistica nasce dal fatto che la chiesa è vincolata dalla Soprintendenza e per l’esecuzione delle opere sia all’interno che all’esterno della chiesa era necessario ottenere il rilascio di nulla osta e la presentazione – sempre alla Soprintendenza – della Segnalazione Certificata di inizio attività». LA DURA REPLICA. Santino Smedile ha commentato la vicenda. «Ci si è mossi solo dopo il silenzio assenso del Comune. L’ufficio tecnico non ci ha comunicato che mancava un ulteriore parere. Che, se richiesto, non sarebbe stato negato». Poi Smedile aggiunge in uno sfogo affidato ai social. «La Chiesa di San Rocco è di proprietà privata. In cinquant’anni sono stati eseguiti lavori di manutenzione che nessuno ha mai autorizzato – sostiene Smedile – sono state asportate (per meglio dire rubate) le tegole della copertura, è stato protetto il tetto stendendo guaine bituminose che presentavano crepe e spaccature; analogamente, lesioni per la mancanza di adeguata copertura sono state riscontrate sulla cupola; le pareti interne, umide ed ammuffite per l’acqua che assorbivano, venivano tinteggiate per nascondere il peggio. I lampadari non sappiamo che fine abbiano fatto; il confessionale in legno, costruito nel 600 cui fa riferimento il Chillemi nel suo libro, non si sa che fine abbia fatto. I quadri restano solo nella descrizione del Ryolo, ma in Chiesa non ce n’è traccia. Il pavimento in ceramica? Almeno 20 mq sono stati asportati e collocati chissà in quale casa nobiliare e sostituiti con mattonelle di cemento, grigie e rosse. Gli scheletri della cripta chiusi in un sacco e portati chissà dove, i manoscritti non sappiamo dove siano finiti, la lapide che copriva la cripta è lesionata ed è stata rimossa per evitare pericoli a chi sarebbe entrato in Chiesa…. Se in tutti questi anni la Sovrintendenza non è mai intervenuta per evitare lo scempio, chi ci dice che una chiesetta privata sia sottoposta a vincolo? Se sì, per quale motivo questa si è accorta solo a lavori ultimati che la Chiesa di San Rocco esiste?». Ad Oggi Milazzo aggiunge. «La lapide è stata rimossa poichè lesionata in più punti è pericolosa per chi usufruisce della chiesa e la ringhiera è stata sistemata a protezione», ha subito puntualizzato Smedili. «A proposito, la vetrata non è vetrata, ma un foglio di policarbonato che riproduce lo Spirito Santo. È facilmente asportabile, ed è messo a protezione di una finestra priva di vetri proprio per evitare che all’interno della chiesa potessero entrare polveri ed elementi estranei con il vento. Sulla cupola è stata passata una guaina di colore rosso, perché rossa è messa in vendita, la facciata è stata intonacata non con malta cementizia, ma con rasante traspirante indicato per i restauri. In quanto ai furti, in mezzo secolo hanno asportato di tutto e di più, purtroppo». Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 12.477 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT