MEDIA GARIBALDI. Istituto Comprensivo Primo. L’ingegnere Giorgio Borgia è un esempio di onestà, legalità, solidarietà e mi piace farlo conoscere ai miei compagni ed a tutti coloro che non sapevano chi fosse. Lui ha portato il “sole” in zone povere dell’Africa, dove ragazzi della mia età non sanno cosa sia la corrente elettrica, non hanno mai acceso una lampadina, non hanno acqua calda e forse (neppure fredda). Ma hanno valori che noi non abbiamo, stiamo diventando noi “spenti” nonostante la luce ci sia in tutte le nostre case.

Giuseppe Salvo

Ciao a tutti. Grazie a priori per l’interessamento, spero le mie esperienze possano ispirare voi giovani ragazzi siciliani. Prima di iniziare vorrei solo svelarvi il mio motto: “la vita non ti darà mai più di quello che meriti, ma neanche di meno!!! E certo, la fortuna può essere importante, ma comunque aiuta sempre e solo gli audaci!”. Prima però sento la necessità di fare una piccola premessa e presentazione di me stesso, la mia carriera e le mie esperienze, altrimenti non si capirebbe bene perchè adesso sto avendo l’onere e l’onore di fare certe esperienze:

Attualmente lavoro come Operations Director presso Access Power a soli 36 anni, e premetto che ricoprire tale posizione a questa età non è per niente comune, tutt’altro, in Italia o in Europa forse si potrebbe arrivare a ricoprire certi ruoli di responsabilità solo dopo i 40 o 45 anni e a volte solo dietro opportune “dritte” o fortune o elevatissime doti manageriali; tradotto, purtroppo tutt’oggi l’Italia offre ben poche opportunità a un giovane di crescere rapidamente e vengono escluse certe opzioni solo perchè “troppo giovani” mentre all’estero, soprattutto in certi paesi, il vero fulcro del lavoro viene eseguito solo dai più giovani che possono essere sicuramente più motivati e interessati e volte perchè no, anche più in gamba. (Detto questo attualmente ricopro una posizione che ricopre il mio ex capo in Italia che ora ha 52 anni).

Certo sono stato fortunato ma ho anche e soprattutto lavorato sodo sin da giovane durante la mia formazione; mi sono laureato in Ingegneria Elettronica presso il Politecnico di Milano e già a 23 anni iniziavo a progettare i primi impianti fotovoltaici su tetti da 3kW. [oggi seguo la progettazione e costruzione di impianti fino a 150 MW e una capacità totale di diversi impianti fino a 1 GW fra energia solare ed eolica].

Per lavoro ho girato quasi mezzo mondo, ed attualmente ho circa 4GW di esperienza fotovoltaica accumulata (giusto per darvi qualche numero: 500MW di Impianti PV in Italia, 50MW in UK, 200MW in USA, 180MW in South Africa, 200MW in Egitto, 20MW in Uganda, 150MW in Kazackstan, 30MW in Burkina Faso, 6MW in Romania, 1MW in Fracia, 1MW in Belgio, 5MW in Portogallo, 300MW in UAE, 80MW in California, 50MW di Eolico in USA, 18MW in Grecia, ecc.. sicuramente dimentico qualcosa..), tutti impianti a energia solare o eolica seguiti direttamente in cantiere come Site Manager o come progettista, Manager, Manutenzione, monitoraggio, Ing. Elettrico, HSSE Manager, insomma ad oggi ho ricoperto tutte le figure che possono lavorare dietro un Impianto solare. Detto questo, la mia carriera ha avuto un cambiamento e un valore aggiunto non appena ho iniziato a lavorare in Africa, in posti come Uganda, Tanzania, Zimbawe, Congo, Burkina Faso, Kenya e Sud Africa.

In particolare, ho avuto la fortuna di incontrate certe popolazioni locali, ancora tanto povere ed arretrate, dove bambini dai 3 agli 8 anni mi hanno insegnato come si fa a sorridere giocando a piedi scalzi con un pallone fatto di panni e spago, o come si fa ad apprendere dentro una scuola le cui pareti sono fatte di fango e le lavagne sono le pareti stesse, seduti direttamente per terra e se piove, ti bagni il culetto perchè entra l’acqua dentro.  Proprio dai loro sorrisi parte tutto, si è messo in moto un meccanismo solidale ed ho iniziato le mie avventure di beneficenza. Aiuto soprattutto i bimbi più piccoli e credetemi questi bimbi ti sanno trasmettere tanto di quell’amore e buon umore che è davvero incredibile ed inimmaginabile quello che riescono a darti.

In una società consumistica come la nostra, spesso diamo tutto per scontato, ma come ben sappiamo, in Africa, quelle cose che per noi sono normali, come l’acqua o la luce, sono miraggi o conquiste difficili da raggiungere. Alla luce di ciò, l’impianto fotovoltaico da lei curato in Uganda, quali sensazioni ed emozioni ha visto nascere negli occhi di chi ogni giorno lotta contro la fame e la povertà?

Gli impianti fotovoltaici vengo costruiti nelle zone più remote proprio con fine di portare non solo elettricità ma anche lavoro, know how, esperienze culturali, miglioramento della locale civilizzazione. Gli elementi fondamentali che vengono seguiti soprattutto durante la fase di costruzione di un impianto sono infatti gli aspetti sociali: un team dedicato di esperti HSSE manager (Health Safety Social and Environmental) si preoccupa di verificare che nulla sia lasciato al caso, ma al contrario sia verificato l’impatto con le popolazioni locali (premetto che i 2 impianti da 10MW che ho costruito con Access Power in Uganda, sorgono proprio vicino a delle scuole con bimbi dai 3 fino ai 10 anni). Vengono fatti dei training e induction talk ai genitori e insegnati locali. Le popolazioni locali sono divise in Local Community e ciascuna ha un Major (un rappresentate che ha un minimo di cultura e capacità comunicativa) ai quali vengono fornite tutte le spiegazioni e con i quali ci si interfaccia direttamente per capire ogni singola necessità o lamentela o fastidio, tentando di compensare immediatamente ogni tipo di impatto negativo. Ad esempio formiamo a facciamo lavorare molti “locals” ovvero ragazzi più o meno giovani (ovviamente sempre maggiori di 18 anni) cui insegnano lavori non solo facili ma a volte anche abbastanza difficili da eseguire in cantiere.
Alla fine di un progetto da 10 MW abbiamo insegnato diverso lavori e know how a circa 200 persone fra un’attività ed un’ altra. Ad esempio: cablaggio cavi, connessioni elettriche, monitoraggio, installazione di equipment, utilizzo di tester, etc.

Quali sono state le difficoltà che ha incontrato e quali i punti di forza di questo progetto da lei condotto?

Sicuramente una della difficoltà maggiori è stato il viaggio: per arrivare in certe zone remote a volte devo prendere dei piccoli areoplani ad elica per circa due ore di volo in cui sembra di essere letteralmente dentro una montagna russa (per me è un divertimento, ma a volte anche se faccio parapendio e conosco bene le turbolenze, mi sono davvero spaventato. E’ capitato che abbiamo fatto un atterraggio di emergenza e siamo atterrati in una strada non asfaltata , è mancato davvero poco che l’aereo non si capovolgesse ..: il bello è che eravamo atterrati in un villaggio di aborigeni, dopo un po’ siamo rimasti circondati da tanti “selvaggi”: inizialmente tentai di interagire con loro, ma successivamente è arrivato il missionario locale (un giovane ragazzo americano che parlava la loro lingua) che mi aveva strettamente consigliato di stare lontano da loro perchè mi potevano mordere o addirittura uccidere con i loro coltelli “fatti in casa” che utilizzavano per tagliare le radici di alberi e che mangiavano direttamente crude e sporche di terra. Dopo che il missionario mi aveva detto di stare lontano, salii subito dentro il piccolo areoplano, dentro lo zaino avevo un piccolo barattolo di Nutella che lanciai a quella tribù: la loro reazione fu scioccante: non sapevano neanche aprire il barattolo, gli mimai come fare, appena aperto, iniziarono a infilare dentro le dita e non appena iniziarono ad assaggiare la nutella, iniziarono a saltare in aria dalla gioia…. fu uno spettacolo scioccante ed emozionante allo stesso tempo!  Altra difficoltà da non sottovalutare assolutamente è il rischio malaria: purtroppo un operaio che è rimasto in quei luoghi a lavorare per 4 mesi consecutivi è morto a causa della malaria.
Una mattina, svegliandomi dentro la tipica rete di protezione, dentro la rete avevo trovato una zanzara bella gonfia (piena di sangue) la identificai ed era di tipo nero scuro…(tipica zanzara della malaria…) per fortuna prima di ritornare a Dubai mi ero fatto il test malaria ed ero risultato negativo. Altre difficoltà: spostamenti in auto. Scordatevi di trovare strade sicure ed asfaltate come le nostre, in queste paesi oggi uno dei motivi maggiori di fatalità sono gli incidenti stradali: nessuna protezione, animali selvaggi, strade non asfaltate, auto obsolete.
Punti di forza: soddisfazione di aver progettato, supervisionato la costruzione ed acceso il primo impianto Fotovoltaico da 10MW fisso dell’Uganda nel 2016: Soroti 10MW PV Plant.Oggi o meglio il prossimo 24 Febbraio 2019, sarò nuovamente in Uganda per accendere il secondo impianto fotovoltaico da 10MW con Tracker: Bufulubi 10MW PV Plant. Mentre a marzo completeremo altri 200MW in Benban, Aswan, Egitto, un altro villaggio molto povero, dove ci sono fino a 800 persone in cantiere durante il picco dei lavori. Sarà il complesso fotovoltaico da 2GW più grande del mondo…ma questa è un’atra storia…

Per realizzare il suo sogno, ha dovuto affiancarsi ad una squadra di esperti che conosce il territorio , quali difficoltà incontrate ?

Gli esperti in tali zone non esistono, esperti si diventa… Ovviamente e per fortuna ci sono dei missionari o delle associazioni che a volte aiutano tali popolazioni quindi si ha la fortuna di ritrovarsi in villaggi anche abbastanza civilizzati. Diciamo che fino al nostro concetto di scuola prima media ,i bimbi sono accettabilmente seguiti, dopo, sono davvero lasciati in balia di se stessi…
Mio trucco del mestiere per ridurre al massimo pericoli ed nconvenienti: trovare un ottimo driver locale che conosce bene la zone. Durante la costruzione in cantiere ci sono circa 20 persone tra Ingegneri specialisti, esperti tutti proveniente dall’estero (meggio parte Europa) e fino a 200 persone in totale per un 10MW. La soddisfazione più grande l’ho avuta quando ho personalmente comprato zainetti, giochi e scarpe ai bimbi della scuola di Soroti. Il giorno prima ho chiamato ad uno ad uno i 25 bimbi dell’asilo della scuola (tutti bimbi dai 3 ai 6 anni), e ho loro misurato i cm dei piedi, facendo appoggiare i piedini su un pezzo di cartone e prendendo le misure, segnando poi sul cartone con un matita ogni singolo piede. L’indomani ho comprato 25 paia di scarpe e consegnate. E’ stato davvero emozionante vedere tutti quei bimbi camminare con le scarpine e zainetti che avevo regalato loro : con un semplice gesto ho fatto una enorme scorta di gioia nel mio cuore!!!

Che cosa ha provato nel vedere negli occhi dei bambini e degli abitanti del luogo la gioia e lo stupore al funzionamento dell’impianto?

Personalmente ho tentato di spiegare ai bambini locale il concetto di quell’impiant fotovoltaico: disegnando alla lavagna un sole, un rettangolo(che sarebbe l’impianto PV), e una lampadina… loro erano semplicemente attenti, affascinati e sorridenti SEMPRE. Ai mio nipote di 6 anni, oggi, se non gli accendo il tablet, neanche mi dà retta!!!
Inoltre a tali famiglie abbiamo regalato delle lampade a batteria che si ricaricano direttamente con luce solare…> grande stupore ed ammirazione per loro!!!

Quando era un bambino della mia età immaginava già di diventare ingegnere e di compiere questa impresa innovativa?

Ovvio che no: quando ero un bimbo pensavo solo a giocare e a smontare e rimontare la macchinine elettriche.

Che cosa l’ha spinta a fare questo lavoro e ad avventurarsi in altri continenti?

Il flusso della vita: parolona grossa..: semplicemente ognuno di noi in un modo o nell’atro se segue sempre i proprio ideali, si ritroverà quasi sempre a fare quello che desidera.

Pensa che il suo lavoro riesca a offrire maggiore dignità e rispetto alle popolazioni del terzo mondo?

Diciamo che oggi come oggi la parola “Terzo Mondo” andrebbe filtrata: il Terzo Mondo non è solo in Africa ma ovunque ci sono bambini che muoiono per mancanza di cibo e salute e per diverse cause quali guerre, inquinamento o povertà.
Certe persone povere e prive di istruzione che ho incontrato fin ora hanno dignità da vendere, molto di più di alcuni ragazzi di oggi, più fortunati solo perchè nati in città moderne, che pensano a diventare famosi o ottenere successo, invece di pensare come diventare una persona di valore. Certo è che nel mio caso, portare tali tecnologie in certi villaggi rurali e poco sviluppati rappresenta sicuramente un grande passo verso un migliore evoluzione: la vera evoluzione la si otterrà quando nel mondo non morirà mai più un bimbo di fame o mancanza di cure. (se non mi sbaglio una frase simile l’aveva detta Albert Einstein e ovviamente io concordo appieno).

Ritiene che possano raggiungere, nel tempo, “l’uguaglianza” se il suo esempio verrà seguito anche da altri professionisti?

L’uguaglianza la state costruendo già voi, adesso, interessandovi di tali villaggi poveri e i loro abitanti.  Il concetto di uguaglianza esiste sin da sempre nelle persone buone e generose. Bisognerebbe solo distribuire meglio le ricchezze di questo mondo. Bisognerebbe evitare di predicare ai giovani il successo nella solita forma come lo scopo principale nella vita. Il motivo più importante per lavorare a scuola e nella vita è il piacere nel lavoro, piacere nel suo risultato, e la consapevolezza del valore del risultato per la comunità.

GIUSEPPE SALVO II B