Carmelo Isgrò con lo scheletro del capodoglio SisoIl biologo marino Carmelo Isgrò: «io, il mare, Siso e il mio inguaribile ottimismo» 17 Maggio 2019 Al Microfono, Slider MEDIA ZIRILLI. Istituto Comprensivo Terzo. I temi ambientali, nella loro complessità che possiamo definire globale, rappresentano senza dubbio una delle sfide più significative del nostro tempo. Siamo due ragazzi di 12 anni, ancora troppo giovani per assumerci responsabilità da persone adulte ma, certamente, sin da ora abbiamo il dovere di osservare la realtà che ci circonda e il piacere di essere attenti, curiosi, motivati a diventare cittadini attivi, responsabili e consapevoli. Prendere coscienza dei gravi, anzi gravissimi rischi cui siamo esposti e imparare a tutelare la Natura, la nostra Casa comune, anche attraverso atti semplici, concreti e quotidiani, ci sembra una priorità. Per confrontarci su questi argomenti, abbiamo scelto come interlocutore Carmelo Isgrò, che ringraziamo di cuore per averci dato l’ opportunità di confrontarci con chi riteniamo una delle persone più attive ed impegnate della nostra comunità, il cui nome è indissolubilmente legato alla storia, diventata celebre, del capodoglio Siso. Quando si è appassionato agli studi scientifici, e alla biologia in particolare? Posso dire di aver scoperto questo interesse da quando avevo sei anni. Amavo osservare la natura e gli animali, insetti compresi! Qual è stato il suo percorso di studi? Dopo le scuole elementari e medie, ho frequentato il liceo classico. A qualcuno sembrò una scelta lontana dai miei interessi scientifici; in realtà la formazione classica e lo studio del latino e del greco sono stati per me un’ottima base su cui costruire i percorsi successivi. Mi sono laureato a Messina in biologia in cinque anni, dopo altri cinque in biochimica. Attualmente studio ancora per diventare biologo marino a tutti gli effetti. Qual è il suo lavoro? Mi occupo di analisi del sangue e gestisco un poliambulatorio, nel tempo libero mi dedico alla divulgazione scientifica. Carmelo con Gabriele e Davide Sappiamo che è anche un abile fotografo…Come mai si è dedicato alla fotografia subacquea? La fotografia subacquea richiede pazienza e tenacia, in cambio ti consente di entrare in un mondo di difficile accesso, un mondo affascinante e segreto. Quali sensazioni le trasmettono rivedere le foto di quel mondo e pensare all’incuria e all’inciviltà che mettono a rischio i meravigliosi scenari del mare? Beh, certamente mi rammarico molto perché non si possono amare il mare e l’ambiente solo a parole. Troppo facile! Se si ama qualcosa, bisogna averne interesse e cura. Di qualche tempo fa è la sua denuncia relativa alla presenza di discariche di rifiuti e plastica nella Riserva Marina di Capo Milazzo, tra l’altro recentissimamente istituita. Cosa ci può dire a riguardo? Questo problema non riguarda soltanto Milazzo, è un problema globale, che non bisogna strumentalizzare. Io parlo di Milazzo perché vivo in questa realtà ma, ripeto, sono contro le strumentalizzazioni. Se il mare è pieno di plastica, fino al punto da causare la morte di tante, pregiate, innocenti creature del mare e mettere a rischio equilibri complessi e delicati, dobbiamo dedurre che nella raccolta differenziata e nel corretto smaltimento dei rifiuti siamo ancora all’anno zero? Su questo, sono arrivato alla conclusione che, pur preoccupandoci di differenziare i rifiuti e smaltirli in modo corretto, la soluzione sia a monte: azzerare la produzione e l’utilizzo di plastica usa e getta, preferendo quella dura e riutilizzabile per lungo tempo. Non demonizzo la plastica in sé ma bisogna sapere che quella già esistente impiega tempi lunghissimi per degradarsi e che accumularne di nuova è un danno enorme. Preferire il vetro e, al più, la plastica dura da riutilizzare è una buona pratica, alla portata di tutti. Secondo lei si fa abbastanza, in fatto di sensibilizzazione ai problemi ambientali, nelle scuole e fra i giovani? Secondo me sì, soprattutto in quest’ultimo periodo. Anche l’esempio di Greta Thunberg contribuisce molto a far crescere l’attenzione e l’interesse dei giovani. Considerate la vastità, l’urgenza e la gravità dei problemi ambientali, le è mai successo di percepire la sgradevole sensazione di “svuotare il mare con un cucchiaio”? Beh, io sono un inguaribile ottimista! Mi spiego meglio. Il fatto di andare a ripulire una spiaggia dalla plastica, dal punto di vista di pulizia globale del mare rende poco o niente. Mi succede di ritornare dopo qualche tempo nello stesso tratto, rivedere e mostrare la stessa situazione, magari dopo una mareggiata. Il punto è: dire basta, far arrivare forte e chiaro il messaggio, sensibilizzare le coscienze con tenacia e determinazione. In che modo dovrebbero agire le Istituzioni nazionali e locali? Sono del parere che prima di chiedere cosa deve fare questo o quello, dobbiamo chiedere cosa facciamo noi. Il cambiamento deve partire da noi. Diceva Martin Luther King: può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla. Il succo è: occorre darsi una mossa! Se non facciamo niente diventiamo complici. In queste ultime settimane la stampa mondiale, la Rete, i social hanno diffuso la clamorosa presa di posizione di Greta Thunberg. Cosa ne pensa? E degli “scioperi del venerdì”? Ritiene che tutto ciò possa scuotere l’immobilismo della politica nei confronti dei problemi dell’ambiente? Sono convinto che questo possa contribuire al cambiamento ma la strada è ancora lunga, il petrolio è più vantaggioso rispetto alle energie alternative… I vertici dell’economia mondiale, tuttavia, devono comprendere che bisogna elaborare nuovi modelli di sviluppo, non certo per far contenti gli amanti della natura o tornare indietro di secoli. Non demonizzo l’economia né il profitto. Il punto è che siamo a corto di tempo e non esistono risorse inesauribili per tutti. Più che quella ecologica, bisogna cambiare la coscienza economica, rendere vantaggioso ciò che ancora non lo è. In merito a questo sono un po’ pessimista, almeno nel breve periodo… La natura, tra l’altro, si riprende ciò che gli umani le sottraggono in modo insensato. Concludiamo la nostra conversazione con l’immancabile ricordo di Siso. La sua storia ci ha commosso. Cosa ha significato per lei questa creatura del mare? Recuperare il corpo di Siso, ricostruirne lo scheletro, dargli una collocazione è stata una delle esperienze più toccanti per me. Senza l’aiuto di tante persone non ce l’avrei mai fatta, però, compreso il mio caro amico che purtroppo non c’è più, di cui il capodoglio porta il nomignolo affettuoso. Le spoglie di Siso sono un monito affinché non ci siano altri Siso, è un omaggio spontaneo alla memoria di Francesco, che diventa tutt’uno con il ricordo di una bellissima creatura del mare. Quando dico o penso Siso, li associo. In qualche modo entrambi continuano a vivere. GABRIELE ANASTASI, DAVIDE BAURO II A Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 12.324 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT