CENTRO PROVINCIALE ISTRUZIONE AGLI ADULTI. Al Cpia di Milazzo si è svolto un importante incontro in cui è stato ospite l’assessore di Milazzo Salvo Presti. L’iniziativa è stata avviata da una brillante presentazione dell’esponente dell’amministrazione comunale, durante la quale ci ha raccontato prima della sua professione svolta a Roma e poi del lavoro che svolge al Comune, dove si occupa di Beni Culturali, di Pubblica Istruzione e di Promozione dell’immagine di Milazzo.

Ci ha raccontato di lavorare molto con i giovani di Milazzo. Poi abbiamo parlato del motivo per cui gli italiani sono timorosi dei migranti. Secondo l’assessore le ragioni sono la povertà e l’ignoranza perché la maggior parte dei migranti in Italia sono poveri. Poi abbiamo chiesto un aiuto per aiutare il Cpia di Milazzo ad avere computer e materiale scolastico diverso. Infine ha parlato del buon comportamento di tutti i migranti che è l’unica arma per combattere l’ignoranza e per mostrare rispetto verso gli altri.

Yamussa: Ciao mi chiamo Yamussa, sono guineano, ho 27 anni e nel mio paese ho studiato legge. Sono molto felice che lei sia qui e che la scuola abbia organizzato questo incontro. Loro fanno tante cose per noi, per la nostra istruzione. Vorrei chiederle di cosa si occupa a Milazzo.

Mi occupo di Beni Culturali, di Pubblica Istruzione e di Promozione dell’immagine di Milazzo. I beni culturali si muovono su tre binari che sono: la tutela, la conservazione, l’attenzione a conservare perché i beni culturali sono consumati dal tempo. L’assessorato e la sovrintendenza ai beni culturali stanno attenti a conservare il bene nella sua forma migliore, rispetto al logoramento del tempo, ai danni che può subire, in modo che chi lo vede e ne fruisce può riconoscerne il valore. Poi c’è un secondo binario che si chiama valorizzazione, che fa in modo che il bene possa essere visto nel modo migliore, per esempio mediante i cartelli in più lingue. Infine il terzo binario che è quello della promozione, ovvero della pubblicità affinché il bene venga riconosciuto anche a del territorio. personalmente mi sono subito reso conto che non avevamo soldi per fare una buona tutela, per esempio ci sono le infiltrazioni dell’acqua o spesso si rompono le telecamere di sorveglianza, quindi capita di doversi inventare qualcosa per recuperare i soldi. Io ho immaginato che spingendo sulla promozione e avendo più turisti potevamo raccogliere un po’ di soldi da investire nella tutela. Per esempio ho lottato affinché il castello venisse chiamato complesso monumentale, per valorizzarlo ancora di più, perché in effetti il castello è solo una parte di esso. Cerchiamo anche di recuperare dei soldi attraverso varie attività come il Festival della musica indipendente per i giovani, il Festival del jazz, il Dragon Fest, presentazioni di libri a Villa Vaccarino.

Sidibe: Nessuno viene a chiederci cosa sappiamo fare, possiamo fare ciò che fanno gli italiani, tutti abbiamo un mestiere in mano: secondo lei perché le persone spesso non ci prendono in considerazione? E soprattutto quando un nero fa qualcosa tutti lo attaccano, quando un italiano fa qualcosa di brutto noi non lo attacchiamo.

I siciliani hanno la memoria corta riguardo alle loro migrazioni, il problema è questo, perché se cancelliamo la memoria cancelliamo la vita. Io sto scoprendo un’Italia che non mi piace, non era così prima, non mi sarei mai aspettato che l’Italia arrivasse a questo punto e ve lo dico da padre di due figli con gli occhi a mandorla. In Germania nel ’55 i neri e i siciliani stavano in disparte…i siciliani si sono dimenticati cosa hanno passato…hanno la memoria corta. Si vergognavano di tornare in Sicilia e dire che non ce l’avevano fatta. Queste cose a scuola bisogna dirle, è grave che non se ne parli. L’inconscio gioca anche un brutto ruolo perché istintivamente la gente spesso ha paura, anche a causa dei condizionamenti che subisce dalla politica. Ciò che è più strano, però, è che degli stranieri ricchi nessuno ha paura, anche se hanno un colore della pelle diverso. Ma sono curioso di fare io una domanda a voi? Qual era l’immagine che avevate dell’Italia quando eravate ancora nel vostro Paese?

Yamussa: Io ho studiato l’Italia a scuola e credevo fosse un paese più democratico e in cui ci fosse più libertà.

Sidibe: Io sono venuto in Italia perché avevo dei problemi nel mio Paese, non avevo un’idea precisa dell’Italia, conoscevo solo il nome.

Yamussa: Io credo che per combattere l’ignoranza dovete aiutarci con l’istruzione.

Ci impegneremo senz’altro a favorire momenti di integrazione con altri ragazzi del territorio, per esempio con i ragazzi con cui organizziamo il Mish Mash Fest. Ma ricordate soprattutto che la scuola è l’unica ancora di salvezza per combattere l’ignoranza e la paura. La scuola deve fare queste cose, deve favorire la vostra integrazione.

YAMUSSA KAMARA