Antonio Romeo: «Con il Kenpo vi insegno a difendere il vostro corpo» 26 Maggio 2018 Al Microfono 1 Commenta ISTITUTO RENATO GUTTUSO. “Difendersi piuttosto che combattere, combattere piuttosto che ferire, ferire piuttosto che mutilare, mutilare piuttosto che uccidere, ogni vita è unica e preziosa e non può essere stroncata” questa è la via che il Sensei* (*Maestro) Antonio Romeo adotta nell’Accademia di arti marziali fondata da lui a Messina, nel 2015, la Asd SEIDŌ KENPŌ RYŪ DOJO Messina. Nell’Istituto di Istruzione Superiore “Renato Guttuso” in via Gramsci, un ospite speciale ci ha prestato un po’ del suo tempo per rispondere a delle curiosità di tre alunni che da una semplice intervista hanno tratto una splendida lezione di vita. Il professore Antonio Romeo, insegnante di scienze motorie all’Ipsceoa (istituto professionale) di Milazzo si è presentato a noi nella sua veste di maestro di arti marziali. Il suo curriculum è di grande prestigio. Fondatore nel 2005 dell’Askr (Accademia Seido Kenpo Ryu), affiliata alla Wtka dal 2009; docente Nazionale (reparto preparazione atletica Corsi per Istruttori) ha partecipato a Stages Nazionali ed Internazionali per il miglioramento della tecnica e l’Insegnamento della disciplina Gradi conseguiti: 1° Dan 31/03/1986 Disciplina Shorinji Kempo Località European Seminary Canterbury; 2° Dan 15/09/1989 Disciplina Shorinji Kempo Località International Taikai Giappone; 3° Dan 27/09/1993 Disciplina Shorinji Kempo Località International Taikai Giappone; 4° Dan 31/04/2001 Disciplina Shorinji Kempo Località International Taikai Parigi; 5° Dan 30/06/2010 Disciplina Seido Kenpo Ryu Località Seminary Gabizan Giappone, 6° Dan 10/10/2015 Taikai Internazionale IKA presso Kobe Giappone. In palestra a Messina viene chiamato Sensei in segno di rispetto e di ringraziamento per lui e per l’arte marziale che insegna, il Seido Kenpo Ryu, che nasce dagli studi di disciplina marziali giapponesi, cinesi, indiane ed insegna l’auto controllo, la difesa personale e l’accettazione del proprio essere.“In qualunque modo si chiami, Kung fu, Kenpo, Jujitsu, … insegnano tutte una sola cosa: difendere il proprio corpo! Come un tempo i guerrieri Shaolin difendevano il proprio tempio lo stesso si deve fare con se stessi: il nostro corpo è il nostro tempio e se minacciato dobbiamo difenderlo. “Sensei, qualora si verificasse un momento di emergenza, i suoi allievi saprebbero mettere in pratica gli insegnamenti a loro donati?” Assolutamente sì, sono sicuro di questo… perché durante l’allenamento è fondamentale creare lo stress emotivo che ti porta ad agire d’istinto come ti è stato insegnato… Per esempio, voi studenti al 5° anno fate le simulazioni per ricreare l’atmosfera della prova che andrete a svolgere, l’Esame di stato, così appena siete davanti alla commissione d’esame saprete come comportarvi… ecco, lo stesso faccio con i miei allievi, ricreo l’atmosfera così, quando, e se capiterà, sapranno come agire Le è mai capitato un caso o più nel quale gli insegnamenti da lei forniti siano stati usati in modo errato? Purtroppo sì, nei miei anni di insegnamento mi è capitato che alcuni dei miei allievi si siano allontanati da me e abbiano fondato altre palestre creando degli pseudo stili simili a quello che insegno io ma totalmente privi di ciò che è l’arte orientale. Io vedo l’arte marziale con due simboli: il primo è lo scudo che devia la lancia ed il secondo lo scudo che deve stare così fermo da spezzare la lancia; la lancia rappresenta la violenza che ti arriva addosso mentre tu devi essere lo scudo che spezza la violenza e porta l’armonia. Bisogna vivere metà per sè e metà per gli altri. Se un mio ragazzo si comporta male fuori, lui non frequenterà più la mia palestra!” Nel suo Dojo è presente un clima di solidarietà e familiarità nel legame allievo-maestro? Hai detto la parola perfetta: familiarità! In un Dojo, come in una Scuola si crea familiarità, con tutti i ruoli necessari. Nella mia famiglia marziale ho creato un rapporto di fratellanza e compassione, per i miei ragazzi io sono come un secondo padre… un mio ex alunno, l’altro giorno, è venuto al Dojo e si è allenato con i suoi vecchi compagni. Il Dojo è una famiglia, con i suoi sacrifici, i suoi alti e bassi e tutto ciò che ci può essere in una famiglia! Io lotterò fino agli ultimi giorni della mia vita perché nel nostro piccolo si crei una grande famiglia! “Svuota la mente. Sii senza forma. Senza limiti, come l’acqua. Se la metti in una tazza, l’acqua diventa tazza. Se la metti in una teiera, diventa teiera. L’acqua può fluire o spezzare. Sii come l’acqua”. Cosa le dice questa celebre citazione? Mi ricordo che un mio allievo mi chiese: – Come facciamo ad essere come l’acqua? – ed io gli risposi raccontandogli una storia. In noi ci sono due simboli conosciuti come Omote Manji e Ura Manji e sono le due facce della medaglia. La vita, qualunque cosa tu faccia, all’inizio è spigolosa come questi due simboli, quindi essere come l’acqua è eliminare tutte le spigolosità e potersi muovere in modo fluido e continuo, ridisegnando Omote Manji e Ura Manji senza spigoli. Otteniamo, così, lo Ying e lo Yang, e quando arriverai a dire a te stesso che tutte le cose cambiano in continuazione e che nulla è permanente ma tutto è transitorio, allora comincerai a dare più valore alle cose importanti. Essere come l’acqua significa essere il vuoto che al contrario del niente contiene armoniosamente il tutto. Come può posarsi la polvere sul vuoto e come può un insulto farti diventare nervoso se incontra il nulla? L’acqua la puoi colpire ma lei si modifica e rimane sempre H2O, l’essenza rimarrà sempre la stessa, questo è il Chi* (*energia interiore) Il professor Romeo, un uomo umile ma forte e saggio, ci ha profondamente emozionati e siamo qui per raccontarvelo. Mentre ci congediamo da lui pensiamo che questa intervista rimarrà sempre nei nostri cuori. ANTONIO FURNARI, EYSENIA CUCINOTTA (GAIA LIOTI, fotografia) III D Sezione Grafica Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 7.220 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT