Quella di ieri, per gli alunni della scuola media Garibaldi, è stata una mattinata davvero molto intensa, perché la toccante testimonianza di Marco Pandolfo, rivolta ai ragazzi delle classi seconde e terze nell’ambito del progetto Legalità, portato avanti dalla scuola, ha suscitato forti emozioni e fatto scendere qualche lacrima. Il ricordo del padre assassinato quando Marco, aveva solo 18 anni, la sua corsa all’ospedale dopo che la famiglia apprese la drammatica notizia dal tg locale, l’immagine cruda, e impressa per sempre nei ricordi di un figlio, del corpo del padre steso su un tavolo, crivellato da sette proiettili, sono state un pugno nello stomaco per i presenti ed un doloroso flashback per il protagonista dell’incontro.

Chi è Marco Pandolfo? Si tratta del figlio di un neurochirurgo Nicolò Pandolfo nato a Pace del Mela, freddato dinanzi al nosocomio di Locri, in cui lavorava. Un delitto spietato, assurdo, che affonda le sue radici, in una vendetta consumata per un presunto errore medico ai danni di una bambina ,figlia di una nota famiglia mafiosa. La bimba di nove anni , aveva un tumore al cervello e giunta in ospedale già in coma è morta dopo tre giorni dall’intervento . Un destino segnato, inevitabile nessuna colpa del medico e nessun colpevole per lo Stato. Ancora, a distanza di anni non sono stati scoperti i mandanti e gli esecutori dell’efferato assassinio , nessun processo, ma solo un desiderio di giustizia e non di vendetta, che traspare nelle parole commosse del figlio. Ad assistere all’incontro , nell’auditorium della scuola, c’erano la zia di Marco Pandolfo, la prof.ssa Concetta Pitrone, la moglie di Marco Pandolfo, il fratello di Nicolò Pandolfo, la sua consorte e Salvo Sottile dell’associazione Libera .

La referente di Messina dell’associazione Libera, Tiziana Tracuzzi ed Enzo Scaffidi presidente dell’associazione Gigliopoli, la città dei bambini di Milazzo, hanno proiettato: “Io ricordo, il film di Ruggero Gabbai” in cui le scene sono state tratte dal libro “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando. Questo racconto nasce dal dolore e si fa memoria, testimonianza, coscienza, impegno, anche attraverso la Giornata della Memoria promossa ogni anno da Libera. Nel film l’attore siciliano Gianfranco Jannuzzo, spiega al proprio figlio (Piero La Cara) nel giorno del suo decimo compleanno , cos’è la mafia, chi era Giovanni Falcone, perché lui ne porta il nome e perché ci sono persone, in Sicilia, che oggi vogliono assumersi l’eredità morale di Paolo, Giovanni, Boris, Cesare, Gaetano, Rocco, Beppe, Ninni, Carlo Alberto, Piersanti, Libero, Rosario, …. «Vogliamo evitare il rischio – afferma Tiziana Tracuzzi, referente di Libera a Messina – di una memoria selettiva che ricordi solo le vittime di “primo piano” dimenticando tutte le altre. La giornata di oggi anticipa quella del 21 marzo, giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie ,in cui si dà voce a tutti, con manifestazioni in tutta Italia, anche a storie e nomi poco conosciuti, come quelli di due vittime innocenti milazzesi Giuseppe Sottile ed Annamaria Cambria, uccisi per “errore ”. «L’iniziativa – prosegue Tiziana – nasce dal dolore di una madre che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome . Ecco perché dal 1996 ,ogni anno un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano .Tutte le vittime , raccontano un pezzo di storia collettiva del nostro Paese” e tutte meritano di essere ricordate “. «Non ci sono poi così tanti mafiosi in Sicilia, forse un migliaio, un esiguo numero rispetto alla totalità dei siciliani- -afferma Enzo Scaffidi – eppure esistono, affari, raccomandazioni, benefici, scambi , favoritismi che fanno sì che i tentacoli della mafia stringano il nostro territorio, voi- dice rivolgendosi agli alunni- siete il presente prima ancora di essere il futuro, dovete agire sempre nella correttezza e scegliere da che parte stare, i valori di oggi saranno quelli che vi caratterizzeranno un domani». La dirigente Elvira Rigoli si è complimentata con l’ospite Marco Pandolfo per la profonda umanità e semplicità con cui ha raccontato la sua storia personale, augurando ai “suoi ragazzi” di cogliere appieno il senso profondo di giustizia e legalità, emerso dall’incontro.