Le avevano contestato di avere dichiarato redditi infeirori ed avere usufruito del gratuito patrocinio nel corso di un processo penale a carico del figlio ma il Gup del Tribunale di Messina l’ha prosciolta. Alla sbarra era finita D.P., residente a Milazzo, accusata del reato di cui all’art. 95, D.P.R. 115/2002. Alla donna era stato contestato di aver dichiarato il falso circa i redditi nella sua disponibilità, al fine di accedere al beneficio del gratuito patrocinio a spese dello stato (in favore del figlio), reato grave,per il quale è prevista la pena della reclusione fino a 5 anni.

La difesa, rappresentata dall’Alfio Chirafisi, grazie ad una copiosa produzione documentale, ha dimostrato che si trattava di un macroscopico errore in cui era incorsa l’ Agenzia delle Entrate. Infatti, nonostante sembrassero soddisfatti i canoni di valutazione prescritti dalla legge, l’ammontare del reddito imputabile alla donna era stato erroneamente calcolato, attraverso l’inserimento di redditi estranei alla stessa ed al proprio nucleo familiare. D.P. e il suo legale hanno preannunciato un esposto affinchè vengano accesi i riflettori su vicende dal tenore simile.