LA STORIA. E’ ritornato a Milazzo da Seattle, città degli Stati Uniti, per suonare il primo pianoforte che l’ha fatto innamorare della muaica, quello dell scuola media Garibaldi.  Protagonista di questa storia è il milazzese Giovanni Andolina,  pianista compositore di teatro, che vive negli Stati Uniti. Semplice ed autentico si è presentato alla scuola media Garibaldi ed ha espresso il desiderio di suonare il pianoforte dell’auditorium, il suo primo strumento suonato quando negli anni 1977- 78- 79 è stato alunno nella sezione B. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi…ritornano ed il musicista è tornato in quell’auditorium in cui si è esibito a soli 12 anni nel consueto spettacolo di fine anno, dove in tanti attendevano la sua esibizione. Aveva tanta paura di sbagliare, ma all’improvviso accadde qualcosa che neppure lui, a distanza di anni, è riuscito a spiegarsi, perché è come se la tastiera si fosse “ illuminata” di una luce intensa che lo ha portato davvero lontano fisicamente ma sempre vicino col cuore alla sua amata Milazzo.

Giovanni, tu incarni il sogno “ americano” di tanti che vorrebbero vedere concretizzarsi i propri desideri , come sei riuscito a volare da Milazzo, fino in America?

La mia storia è lunga, abitavo nella zona di San Papino, mio padre era un pescivendolo, si alzava ogni mattina alle 3 e vendeva il pesce a Gualtieri e mia madre una casalinga, sono stati genitori fantastici che mi hanno inculcato valori importanti ma a livello finanziario, mi sono dato forza da solo. Un giorno dissi a mio padre che era giunto il momento di comprare il pianoforte, non potevo più studiare sulla pianola ma lui mi rispose che non aveva la possibilità economica , non mi persi d’animo ed armato di tanta volontà, quella che non mi è mai mancata nella vita, andai all’albergo Eoliann Inn perché cercavano un lavapiatti. Lavai una pila di piatti sporchi della sera precedente, dalle 8.00 del mattino fino all’ora di pranzo ,quando lo chef mi disse di fare un break. Per caso nella stanza a fianco c’era un bel pianoforte a coda , tolsi cinque paia di guanti che avevo messo uno sopra l’altro per non rovinarmi le mani, e cominciai a suonare. Lo chef si avvicinò incredulo e mi disse di salire su un autobus che mi avrebbe condotto al Santa Tecla di Catania, dove il pianista ufficiale del prestigioso albergo ,mi avrebbe “giudicato”. Superai “l’esame”, tutto andò bene e diventai il pianista ufficiale dell’Eoliann Inn , dove rimasi a suonare per diverse stagioni.

C’è qualche personaggio che ti è rimasto nel cuore?

Il cavaliere Del Bono, un gentleman, uomo di altri tempi, colto e raffinato proprietario del Carasco di Lipari, ricordo che lui e la moglie inglese, violinista di una classe infinita, mi offrirono vitto , alloggio ed uno stipendio , grazie a al cavaliere ebbi la possibilità di esibirmi in una terrazza con un panorama mozzafiato. Esibendomi la sera, avevo il pomeriggio libero per studiare ed allora dissi a mio padre di caricare sulla sua moto Ape il pianoforte acustico a muro che avevo acquistato coi miei risparmi e portarlo a Lipari in maniera da metterlo nella mia camera per potermi esercitare. Ricordo ancora quando mio padre entrò in quell’albergo dove fu accolto benissimo, nei suoi occhi traspariva il suo orgoglio nei miei confronti. La dolce Marianna, nobildonna sorella del cavaliere , persona straordinaria , era una mia grande ammiratrice e mi fece un regalo importante ,un medaglione d’argento dei tempi del re Vittorio Emanuele che custodisco gelosamente. In suo onore ho scritto un pezzo.

Come disse Placido Domingo: “la musica viaggia prima di te” ed allora come prosegue la tua corsa?

Dal Conservatorio di Reggio Calabria vado a Firenze , ero allora innamorato dei pittori del Rinascimento e di tutta quell’epoca di fervido rinnovamento, in questa città ho fatto tanti lavori umili , ( ho venduto tante aspirapolveri) per poter prendere lezioni da una bravissima insegnante del Conservatorio di Firenze, le cui lezioni erano costosissime. Questa insegnante mi ha aiutato a scoprire me stesso ,a far uscire fuori il musicista che c’era in me, quello che non voleva più suonare soltanto Mozart o Beethoven ma la propria musica. Mi disse che potevo essere il poeta del pianoforte, azzardando un’affinità con il pianista polacco Chopin.

Cosa ricordi della tua permanenza a Firenze, città bellissima e ricca di cultura?

Avevo la fortuna di abitare vicino la Galleria degli Uffizi, mi inebriavo d’arte e trovavo la mia ispirazione, studiavo e lavoravo, coltivando sempre di più la mia passione per un musicista che trovo straordinario Giuseppe Verdi, che affermò: quello che adoro fare è inventare il vero. Ecco, io cercavo di inventare il vero.

E poi?

Sono andato a vivere a Londra, a 21 anni mi trovai in questa metropoli dove rimasi quattro anni, non sapevo una parola di inglese, mi aiutavo col mio inseparabile dizionario. Ebbi la fortuna di conoscere una ragazza che mi trovò un lavoro in un hamburgeria. Nel frattempo cercai delle agenzie teatrali, feci un provino in una di esse e l’impresario, dopo avermi sentito al pianoforte, mi firmò un contratto di sei mesi. Suonai nei più importanti alberghi della capitale e di giorno frequentai la scuola per imparare l’inglese, tanto da laurearmi in fisioterapia. Io non perdo tempo con la vita…

Cosa ti spinge a recarti in America?

Conobbi una ragazza di New York che aveva la famiglia a San Francisco, divenne mia moglie , mi innamorai subito di questa città, qui puoi ritrovare tanti pezzi di Italia ovunque, persino nei molteplici dialetti calabresi e siciliani ascoltati nelle strade, io un giorno trovai anche l’officina dell’Alfa Romeo che per me fu una magnifica visione.

Oggi , 31 agosto, ricorre l’anniversario della morte di Lady Diana (sono passati vent’anni), so che sei molto legato a questa donna.

Sì, ricordo che fu la mia compagna a dirmi che era morta a seguito di un incidente, appresa la notizia , balzai dal divano, mi colse un dolore lacerante. Ogni anno faccio tappa alla dimora dove è seppellita, sono quasi diventato di casa, il giardiniere mi conosce bene ed un giorno mi comunica che Lord Charles Spencer, il fratello di Diana Spencer, era lì, nella tenuta di Althorp. Avevo 30 secondi a disposizione per presentarmi, solo 30 secondi in cui emozionatissimo, riuscii a dire quello che sentivo per sua sorella, alla quale dedicherò un concerto, il cui ricavato sarà devoluto ad un’associazione umanitaria, si intitolerà: my dear princess…

Ti ha colpito anche la storia di un’altra donna, la milazzese Eleonora Baele?

Una donna bella e sfortunata che per l’amore contrastato dalla sua nobile famiglia che non accettava la relazione con Giacomo Foti figlio del campiere, si getta da una rupe, un amore vero ed autentico che rimarrà per sempre, una storia ricca di pathos. Sto lavorando alle musiche di Eleonora della Baronia e spero di far conoscere in America questa bellissima storia che ha già tante visualizzazioni su you tube . Desidero anche rifare il mio concerto a lei dedicato al teatro Trifiletti, a cui sono molto legato.

Nella musica hai trovato la tua “pace”?

Trovo quotidianamente la mia pace , non a caso cito Tolstoj ed il suo best seller secolare “ Guerra e Pace”, il cui messaggio trovo sia sublime; c’è pace se c’è cultura , c’è guerra se la si calpesta, se la si rinnega. La cultura è la sola a risvegliare il nostro io.