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Claudio Portelli

“L’impatto ambientale nell’uso dei satelliti” è questo il tema della conferenza tenuto da Claudio Portelli, ingegnere dell’Agenzia Spaziale Italiana ed esperto di detriti spaziali, all’Istituto Comprensivo Primo di Milazzo. L’incontro, rivolto alle classi quinte della primaria Piaggia, Capo e Tono ed alle classi della secondaria di primo grado, è stato altamente formativo per piccoli ed adulti che hanno appreso come l’inquinamento sia una problematica anche spaziale e come i detriti (anche se di natura diversa) non “invadano” solo la Terra. L’ingegnere Portelli, milazzese d’adozione, è stato membro e capo della delegazione italiana nello Iadc“Inter-Agency Space Debris Coordination Committee”, che riunisce le agenzie spaziali di 12 paesi per lo studio della problematica dell’inquinamento dello spazio. Dal 2015 si occupa di progetti europei nell’ambito dell’iniziativa di sostegno alla sorveglianza e tracciamento degli oggetti spaziali. Si è rivolto ai piccoli interlocutori con grande semplicità riuscendo ad appassionarli ed è stato disponibile a rilasciarci un’intervista.

Ingegnere Portelli ci incuriosisce sapere cosa sono questi detriti e perché fanno così paura? Si tratta di tutti i veicoli spaziali che vengono lanciati dall’uomo nelle orbite circumterrestri e poi a fine vita operativa vengono abbandonati. Ovviamente fanno parte dei detriti spaziali tutti i frammenti dei suddetti veicoli. Ciascuno di questi oggetti ha velocità superiori a qualsiasi proiettile sulla terra, ragione per cui possiedono un enorme capacità distruttiva. Ecco perché fanno paura.

Come vengono visti? Si utilizzano tipicamente telescopi, radar e sistemi Laser da terra, con risoluzioni fino al decimetro. Alcune nazioni hanno però iniziato ad   osservare i detriti dallo spazio per scendere al di sotto del decimetro.

Quali sarebbero le conseguenze di una collisione? Possono avere impatto critico quando viene danneggiata una parte del veicolo spaziale o nel caso più disastroso la completa distruzione (come nel caso di IRIDIUM33 avvenuto a febbraio 2009 ).

Come ci si può difendere da essi? Mettendo in essere un sistema d’allerta che possa informare gli operatori spaziali e anche, in futuro, rimuovendo le vecchie carcasse di satelliti abbandonati dalle orbite più affollate.

In Europa abbiamo un sistema di monitoraggio e sorveglianza avanzato come quello degli Stati Uniti? Non ancora e forse non è necessario sia simile a quello USA. C’è ancora parecchio da fare e soprattutto fondi importanti da mettere a disposizione delle industrie spaziali.

Ci sono radar di ricezione in Sicilia? Ci sarebbe il radiotelescopio di Noto che ha già condotto alcune sperimentazioni anni fa. Adesso però ASI ed ESA stanno valutando l’ipotesi di utilizzare il parco astronomico delle Madonie per installare laggiù un telescopio innovativo ad “occhio di mosca” per la scoperta di asteroidi e comete pericolose per la Terra e forse anche per i detriti spaziali ad alta quota.

L’inquinamento dello spazio da cosa è provocato? Principalmente dalla mancanza di regole per gestire il fine vita dei veicoli spaziali. Solo a gennaio 2007 l’ONU ha approvato sette linee guida per la mitigazione dei detriti spaziali. Subito dopo alcune nazioni hanno approvato delle leggi interne per adeguarsi a queste linee guida e l’ISO, organizzazione per gli standard internazionali ha iniziato a standard necessari. Manca però ancora molto per farli adottare da tutte le nazioni.

Le sue mansioni sono state tutte di grande prestigio, ma c’è qualche incarico a cui si sente maggiormente legato? Sicuramente la prima esperienza spaziale circa 24 anni fa con il lancio di una missione tutta Italiana a bordo dello Shuttle n.52. Io ero il manager di missione.

Lei è legato alla sua città natale? La mia città natale è Tripoli in Libia. Sono però legato alla città di Milazzo perché ci ho trascorso l’adolescenza assaporando le bellezze della Sicilia, i suoi sapori e confrontandomi con l’eccellenza delle sue persone.

Tre argomenti affascinano tutti i ragazzi: il mito, il mare e lo spazio, lei dunque è un privilegiato, saranno in tanti a sognare e magari qualche alunno o alunna seguirà le sue orme…quale raccomandazione vorrebbe fargli? Essere curiosi, confrontarsi e tenaci nei momenti difficili. Niente è così tremendamente complicato se si studia a fondo un problema soprattutto se insieme ad altri e con buon spirito di “team”.

Cosa avrebbe voluto fare da grande? Da piccolo volevo fare il direttore d’orchestra ma anche dipingere quadri.

E’ soddisfatto del suo lavoro che di certo non è usuale, vorrebbe suggerire agli alunni che hanno un’inclinazione di intraprenderlo? Certamente si, ci sono ancora così tante scoperte scientifiche e tecnologiche che ci aspettano e lo spazio diverrà sempre più importante per il benessere dei cittadini del mondo, quindi chi ci crede veramente, deve tentare, studiare e cimentarsi con gli altri nel suo futuro lavoro.

E’ riuscito a conciliare il suo lavoro con la vita privata o ha qualche rimpianto, qualcosa che si rimprovera?Forse ho dedicato un po’ troppo tempo al lavoro, tralasciando un po’ la famiglia e le amicizie. L’ho fatto da solo e con spirito pionieristico. Però spero di potermi rifare visto che ci sono e ci saranno nuove leve in agenzia spaziale italiana ad occuparsi dei detriti spaziali.