IN CLASSE (La città raccontata dagli studenti di Milazzo). La pittrice Mariagrazia Toto all’Istituto Comprensivo Primo di Milazzo. Una bellissima esperienza per noi alunni della II B. Giovane, affabile e simpatica ci ha messo subito a nostro agio.

Lei ha viaggiato molto visitando vari luoghi, ma c’è un posto che l’ha colpita particolarmente?

Diciamo che tutti i posti che ho visitato mi hanno lasciato qualcosa ma sicuramente il ricordo più bello è quello di Parigi, anche se una città magica che a me manca tanto è New York, dove andrò proprio in questo mese di maggio.

Di solito quando lei dipinge è sola o a bisogno di qualcosa che la ispiri?

Io dipingo da sola, sempre, però naturalmente sono sola con me stessa, con i miei pensieri e con le mie emozioni perché quello che dipingo è una mia sensazione personale che spero di riuscire a mettere su tela, ma non sempre ci riesco. Non è facile portare le proprie emozioni fuori dalla stanza, e porgerle a tutti coloro che si avvicinano alla mia arte, anche a voi, e lasciare che siate proprio voi a leggere il messaggio. Come dire, io ti porto il mio, e poi sarai tu a trovare il tuo messaggio.

Quali emozioni intende trasmettere con i suoi quadri?

Le emozioni sono le mie e attraverso i miei quadri anche tu proverai un’emozione. Ad esempio il Leone rappresenta il coraggio e quindi non è altro che una metafora, significa avere un coraggio da leone.Un altro esempio è quello dell’angelo, che in realtà non è ciò che voglio rappresentarti, il mio intento è quello di parlarti della fede, la mia fede, tu potrai ritrovarti in quel quadro, potrai riconoscere la provocazione, io ti sto provocando e tu potrai decidere se raccogliere quella provocazione e seguire il mio messaggio, o ignorarla, però se io ti provoco (perché l’opera d’arte è una provocazione), ti obbligo a fare una scelta, a prendere una posizione, a dire: “Ok, questa cosa mi piace! Il tuo messaggio mi è arrivato”. Ma sei sempre tu a decidere cosa fare: se raccoglierla o ignorarla .

Per i cinesi il blu è il colore dell’immortalità, se lei la avesse cosa farebbe?

Io non credo nell’immortalità, quella fisica, credo che si possa essere immortali anche così, perché ognuno di noi è un messaggero, ognuno di noi ha un compito nella propria vita, deve dare un proprio contributo; io ho scelto di rimanere immortale con le mie tele, lasciando i miei messaggi; lo scrittore lascerà i suoi libri. Da cristiana credo che il nostro corpo muoia ma la nostra anima viva in un altro posto, questa è la speranza che abbiamo tutti.

Il blu è il colore dell’autismo, le piacerebbe che i bambini autistici si rasserenassero guardando le sue tele?

Devo dire che questo è un esperimento che spero di poter condurre presto, perché il blu è il colore della calma, della contemplazione, è per questo che quando si osservano il mare e il cielo dal punto di vista sensoriale il colore ti fa accelerare le palpitazioni, utilizzo il blu perché trasmette serenità, ed è questo quello che voglio trasmettere anche io con i miei dipinti; sperando che possa fare effetto su tutti, soprattutto a quei meravigliosi bambini, meravigliosi perché per me sono speciali, hanno qualcosa in più di noi.

Da quanto tempo coltiva la sua passione ?

Io dipingo da quando avevo sette anni, da bambina, certo era solo una passione, giocavo con i colori, poi mi sono laureata in architettura e come spesso capita, durante il percorso, ti rendi conto che quello che volevi fare veramente, lo hai capito dopo. Ma non sarebbe stato lo stesso se non avessi percorso la mia prima strada. Il consiglio che do sempre, ai ragazzi, a voi in questo caso, è di studiare, tutto questo vi servirà a pensare con la vostra testa, per poi da grandi saper scegliere. In questo momento affidatevi alle persone che vi aiutano nella crescita, abbiate fiducia incondizionata in loro.

Come firma i suoi quadri? Ha uno pseudonimo o usa il suo nome e cognome?

Io ho un nome d’arte, ed il mio nome è “Toto” perché vorrei che immediatamente non si capisse che si tratta di nome di donna, poiché ancora noi donne, nel mondo dell’arte non siamo viste come gli uomini. Ma non m’importa cosa sono, mi importa soltanto cosa trasmetto.

Era emozionata alla sua prima esposizione? Dove è stata e quanta gente ha assistito?

Io ne ho fatte diverse di esposizioni, e l’emozione mi accompagna sempre, adesso posso dirvi che sono molto emozionata per quella di New York, dove io mi potrò confrontare con tantissimi artisti e ognuno sarà unico con il suo diverso stile. Non temo la concorrenza, perché le varie esposizioni, anche le più piccole, sono servite ad alimentare la mia esperienza e la consapevolezza che bisogna dare il meglio di se stessi.

Quando ha iniziato a realizzare i quadri con l’intendo di esporli?

È una cosa molto recente perché avevo un po’ timore di espormi e di esporre ma grazie ai miei amici e alla mia famiglia, ho iniziato ad acquistare più fiducia nella mia arte. Ho iniziato per gioco, ma ottenendo risultati sempre migliori, ho deciso di dedicarmi alla vere e proprie esposizioni.

Ha mai fatto un’opera rappresentativa?

Diciamo che ogni opera mi rappresenta, però, mi manca ancora un autoritratto che spero di fare presto.

La scelta del bianco e del blu per i suoi quadri?

Ho iniziato con tutti i colori, ad un certo punto della mia vita, non so cosa mi è preso, ho cominciato ad eliminare i colori forti come il giallo, il rosso… non riuscivo a lavorare con essi, non mi trasmettevano serenità.

Perché ha scelto il bianco e il blu? C’è qualcosa di esoterico nelle sue tele?

Si, mi è capitato di dipingere lo scarabeo, quello è per me un simbolo esoterico, comunque, diciamo che l’esoterismo non è la mia prima scelta.

Quest’incontro, con la pittrice Toto, è stato un momento istruttivo, e ci ha fatto capire quanto sia difficile anche per gli artisti (nonostante sembri facile) esprimere le proprie emozioni trasferendole su tela, cercando allo stesso tempo di trasmettere un messaggio a chi le osserva.

Elena Basile, Elisabetta Gjonaj, Salvatore Scibilia II B

Istituto Comprensivo Primo – Media “Garibaldi”