Antonino Trovatello

Antonino Trovatello

MERI’. Nonostante fossero disoccupati, conducevano uno stile di vita agiata avendo nella disponibilità un’abitazione dotata di ogni confort, tre automobili e due scooter di grossa cilindrata nonché disponibilità di denaro contante. Una situazione anomale che ha portato i militari della Stazione Carabinieri di Merì, nei giorni scorsi, ad eseguire un’ordinanza cautelare nei confronti di una famiglia composta da 4 persone, indagati per concorso in reato continuato di ricettazione di un ingente quantitativo di merce oggetto di furto. L’ordinanza è stata emessa dal Tribunale del Riesame di Messina confermata dalla suprema Corte di Cassazione,

Il provvedimento scaturisce dall’appello proposto dal Procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, Emanuele Crescenti, con la collaborazione del sostituto Federica Paiola avverso l’ordinanza del 17 novembre 2015 con la quale il Gip del locale Tribunale aveva rigettato la richiesta di applicazione delle misure cautelari in oggetto.

Tindara Cannavò

Tindara Cannavò

La solidità del quadro probatorio è stata invece riconosciuta dal Tribunale di Messina che, ribaltando la prima decisione, ha dato validità alla analitica attività investigativa avviata nel mese di settembre 2015 dai militari della Stazione CC di Merì, sui componenti il nucleo familiare di Antonino Trovatello, con la moglie Tindara Cannavò, ed i figli Antonio Trovatello e Gino Trovatello, tutti abitanti nel comune di Merì.

Dopo un pedinamento durato un mese, i militari dell’Arma hanno riscontrato che i soggetti, nonostante fossero disoccupati, conducevano uno stile di vita agiata avendo nella disponibilità un’abitazione dotata di ogni confort, tre automobili e due scooter di grossa cilindrata nonché disponibilità di denaro contante, trovando prova che presso l’abitazione era detenuta merce di illecita provenienza.

Le indagini sono culminate il 16 ottobre del 2015, a seguito di perquisizione domiciliare svolta con l’ausilio del nucleo cinofili, presso la dimora della famiglia Trovatello.

Antonio Trovatello

Antonio Trovatello

Nell’abitazione i militari hanno trovato nascosta nei doppifondi del pavimento del sottotetto della refurtiva di enorme valore (macchine fotografiche, autoradio, go-pro, telefoni cellulari, vari utensili da lavoro, ecc. ecc.) gran parte della quale, da successivi accertamenti, è risultata provento di reato.

Tra l’altro venivano recuperati foglietti manoscritti attestanti la vendita della merce ed anche una modica quantità di sostanza stupefacente, risultata poi essere nella disponibilità del Antonnio Trovatello.

Obiettivo delle indagini è stato quello di individuare gli autori dediti abitualmente a commettere furti in tutto l’hinterland barcellonese. «La famiglia Trovatello in tal senso si è spinta oltre creando di fatto una rivendita di materiale vario a prezzi irrisori rispetto al valore effettivo», si legge nel comunicato dei carabinieri.

Data la mole di merce rinvenuta è risultata particolarmente complessa l’attività di identificazione dei proprietari della merce che nella maggior parte dei casi è stata denunciata quale oggetto di furto all’interno di autovetture parcate sulla pubblica via.

Gino Trovatello

Gino Trovatello

Il Giudice del Riesame, censurando il GIP, ha dunque riconosciuto la pericolosità sociale e soprattutto la condotta criminosa dei soggetti indagati, sintomatica di professionalità nella perpetrazione di reati contro il patrimonio, con l’odierno provvedimento ha disposto la misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti dei coniugi Antonino Trovatello e Tindara Cannavò e la misura dell’obbligo di dimora nel comune di Merì con obbligo di presentazione alla stazione Carabinieri del luogo nei confronti dei figli di quest’ultimi Antonio e Gino Trovatello.