IN CLASSE (La città raccontata dagli studenti di Milazzo). La sua carriera cestistica comincia a undici anni nel G. S. Sacro Cuore di Padre Cutropia. Instancabile e combattivo, da ventisei anni prepara bambini e ragazzi milazzesi. Sto parlando del coach Nello Principato che senza nessuna esitazione, nella Palestra di San Giovanni, ha risposto alle mie domande. E parla di Milazzo e di tutte le difficoltà legate a una città strana dove non si riesce mai ad organizzare eventi importanti. Anche se adesso riaprirà il palazzetto.

La sua è una vita dedicata al basket. Da quanti anni allena bambini e ragazzi milazzesi?

Ufficialmente da quando ho conseguito il tesserino di istruttore minibasket nel 1990, anche se ho iniziato qualche anno prima.

Quando e come ha cominciato. Come giocatore prima, come allenatore dopo?

Ho iniziato a giocare in prima media grazie al professore di educazione fisica Vittorio Cannata, avevo 11 anni. Giocavo a basket perché il calcio era troppo praticato e non trovavo spazio, e poi sinceramente non mi attirava tanto. A 13 anni le prime gare ufficiali con il G.S. Sacro Cuore di Padre Cutropia. Ho deciso di fare l’allenatore sul finire della mia carriera cestistica, a  40 anni per rimanere nel mondo magico del basket.

Secondo Lei Milazzo è una città che ama lo sport?

Milazzo è una città strana, fino a qualche tempo fa c’erano più tifosi che sportivi per cui una squadra o una disciplina veniva seguita solo se si vedevano dei risultati positivi. Ultimamente, grazie a una nuova cultura sportiva e alla nuova generazione di genitori, la tendenza sta cambiando e si vede un graduale avvicinamento concreto al mondo dello sport. Ma ancora, rispetto ad altre città, siamo indietro!

Lei è sempre pronto a portare in giro per l’Italia i suoi ragazzi. Da quelli grandi a quelli piccoli. Quanto queste esperienze sono formative?

Il confronto con altre realtà sportive, altre mentalità, altre metodologie è importante sia per gli atleti che per gli allenatori. Trovo stimolante il confronto con altri e trarre anche dalle sconfitte elementi positivi per la crescita del movimento. E poi non trascuriamo il momento ludico e culturale nel conoscere e visitare nuove città.

Perché a Milazzo, invece, non vengono mai organizzate manifestazioni in grado di portare in città squadre di altre regioni?

Abbiamo tentato più volte di portare avvenimenti di un certo spessore nella nostra città ma senza successo. Ricordo che anni fa abbiamo avuto l’occasione di far esibire la nazionale italiana di basket in un torneo pre-olimpico. Ma poi la mancanza di spazi all’aperto e di risorse economiche fece naufragare il progetto. La configurazione della città rende difficile l’organizzazione di eventi open, per mancanza di piazze o spazi attrezzati, di strutture ricettive idonee e a basso costo e naturalmente di sponsor in grado di finanziare i progetti. Ma non ci scoraggiamo e presto saremo in grado di organizzare dei tornei di alto livello anche nella nostra città.
Lo sport cosa rappresenta per i giovani oltre che un’attività agonistica?

Lo sport sicuramente ha una grossa valenza nell’ambito socio-relazionale tra i giovani. Gli sport di squadra sono importanti per la socializzazione e la condivisione di regole e rispetto comune. Lo sport con i suoi valori insegna a crescere con dei principi sani, tali da far plasmare positivamente la personalità dell’atleta dentro e fuori dal campo. Poi non dimentichiamo che fare sport in maniera corretta allontana i ragazzi dai potenziali pericoli della strada.
C’è una frase che ripete sempre ai suoi ragazzi?

Ai miei ragazzi dico sempre di essere amici dentro e fuori dal campo, a rispettare gli avversari, che comunque restano compagni di gioco, e a non sopravvalutare o sottovalutare nessuno.

Un aneddoto importante della sua vita legato al mondo del basket?

Di aneddoti, in 50 anni di carriera, potrei riempire un libro. Ma ricordo sempre ai miei ragazzi che, alla mia prima partita giovanile ufficiale in un campo open di Messina, dopo i primi minuti eravamo 4 a 0 per noi e convinti di vincere agevolmente. La partita poi finì 102 a 4 per gli avversari ma la batosta, capace di annientare chiunque all’inizio, ci diede la forza di continuare a migliorarci e negli anni prenderci le nostre belle soddisfazioni. Le sconfitte sono a volte più utili delle vittorie.

Dopo una lunga attesa è stato finalmente riaperto il Palazzetto: cosa può rappresentare questa struttura per Milazzo?

Intanto il palazzetto non è stato ancora riaperto e siccome di delusioni ne ho vissute parecchie, sarò felice solo quando ci sarà l’ufficialità. Comunque il palazzetto significa potere programmare eventi importanti, oltre a smettere di fare gli zingari del basket come facciamo da qualche anno a questa parte.

Davide De Gaetano III B

Istituto Comprensivo Terzo – Media “Zirilli ”