Il futuro degli uffici del giudice di Pace di Milazzo si deciderà martedì 21 alle 11. Il sindaco Formica ha convocato i colleghi degli altri Comuni a Palazzo dell’Aquile  per la decisione definitiva. In aula consiliare, giovedì scorso, è stata convocata dal presidente Fabrizio Spinelli la riunione della prima commissione con all’ordine del giorno il futuro dell’ufficio del giudice di pace. La riapertura dei termini da parte del ministero consente ai Comuni interessati di presentare istanza di ripristino entro il 30 luglio. Per questo il Comune di Milazzo si sta adoperando assieme agli altri Comuni del mandamento per trovare una soluzione idonea ad evitare la soppressione definitiva.

All’incontro hanno partecipato giudici, avvocati, i rappresentanti dei Comuni di Santa Lucia del Mela, S. Pier Niceto, Monforte San Giorgio, il presidente del consiglio comunale di Milazzo, consiglieri comunali ed i componenti della prima commissione consiliare.

L’analisi della questione ha fato emergere che il nodo è soprattutto finanziario e già lo scorso anno questo aspetto aveva portato i sindaci dei comuni del mandamento a non poter garantire il mantenimento della sede di via Tremonti.

La spesa preventivata in circa 150 mila euro l‘anno, da ripartire tra i Comuni interessati.

Favorevoli invece molti avvocati e anche la dottoressa Maria Lorefice la quale ha sottolineato che comunque le difficoltà si possono superare tenendo anche presente che è un questione di prestigio per Milazzo e l’hinterland”. L’avvocato Francesco Ruvolo ha invitato il Comune di Milazzo a chiedere una sottoscrizione agli altri Comuni con un protocollo d’intesa per cogliere “l’aspetto che investe anche la responsabilità politica dei sindaci che li rappresentano”.

Per il presidente del consiglio Gianfranco Nastasi “il problema è soprattutto politico”, e, facendo riferimento agli assenti, ha aggiunto: “Come faranno a giustificare ai loro amministrati tale assenza?”. Per il consigliere Pippo Midili si tratta di assenze significative che confermerebbero le posizioni assunte già l’anno precedente, mentre la domanda –a suo avviso- andrebbe rivolta ai presenti per capire “se hanno cambiato rotta”.