Pergolizzi_vincenzoLa Corte di Cassazione ha annullato la confisca di beni per un totale di 25 milioni di euro all’imprenditore milazzese Vincenzo Pergolizzi (foto). I Supremi Giudici hanno disposto che dovrà procedersi ad un nuovo giudizio di appello dinanzi alla Corte di Messina. Il provvedimento del Tribunale di Messina del 26 settembre 2012 che ha accolto la richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.   Il tribunale ritenne il noto imprenditore di Milazzo soggetto pericoloso ed applicò la misura di prevenzione personale e patrimoniale. Provvedimento che venne anche confermato nel novembre 2014 dalla Corte di appello di Messina. I giudici “siciliani” ritennero l’imprenditore espressione della criminalita’ mafiosa, e dando credito a numerosi collaboratori di giustizia, i quali riferirono che l’imprenditore fosse un affiliato di cosa nostra e si fosse arricchito grazie all’imposizione imprenditoriale mafiosa, hanno confiscato un enorme patrimonio, costituito da proprietà immobiliari, auto di lusso ( Cadillac, Jaguar), Yacht di 24 metri, ville alle isole eolie,   decini di appartamenti, azioni societarie, il tutto per un valore stimato in ben 25 milioni di euro . Coinvolti nell’inchiesta anche i suoi più stretti familiari e diversi soggetti che , secondo gli inquirenti, si sarebbe resi disponibili ad intestarsi fittiziamente alcuni beni. Il punto fermo dei giudici messinesi era che tale patrimonio non fosse altro che il frutto dei proventi illeciti dell’attività mafiosa dell’imprenditore, da sempre legato alle cosche messinesi e barcellonesi, grazie alle quali operato in regimime di monopolio nel settore dell’edilizia privata ed avrebbe ricevuto un trattamento di favore nel pagamento nel pizzo . Quello che appariva un solido impianto accusatorio ha subito una significativa battuta di arresto. Infatti, la Suprema Corte di Cassazione, seconda sezione penale, Presidente dott. Gentile, in accoglimento di un articolato ricorso proposto dagli avvocati napoletani Saverio Campana e Dario Vannetiello, ha annullato il provvedimento della Corte di Appello di Messina, censurando la motivazione adottata dai Giudici di merito, sia relativamente alla misura di prevenzione personale che relativamente alla confisca dei beni . I Supremi Giudici hanno disposto che dovrà procedersi ad un nuovo giudizio di appello dinanzi alla Corte di Messina nell’ambito del quale però, la Corte dovrà attenersi alle indicazioni stabilite dalla Corte di Cassazione, soprattutto «non potranno essere ignorate o sottovalutate le plurime e consistenti argomentazioni con le quali la difesa ha inteso ed intende dimostrare la infondatezza della qualità di mafioso del Pergolizzi e la assenza di beni intestati a prestanomi», silegge in una nota dei due legali. Accolto anche il ricorso proposto dalla difesa dei familiari del Pergolizzi e dei terzi intestatari rappresentati dagli avvocati Vincenzo Isgrò, Salvatore Stroscio e Salvatore Silvestro. La confisca – secondo quanto riportato nel comunicato del 2012 delle forze dell’ordine – ha riguardato le società PER.EDIL. srl, CO.STE.SON. srl, COSTRUZIONI E.P. srl, operanti nel settore edile, nonché la società CE.DI.PAN. srl, operante nel settore della panificazione, con tutti i beni aziendali di rispettiva pertinenza, nonché, sei abitazioni (di cui due a Messina, due a Milazzo, una a Lipari ed una a Pace del Mela); quattro terreni (di cui tre a Milazzo e uno a Messina); un fabbricato con annesso terreno sito in Milazzo e due immobili siti in Messina.
Sono stati altresì confiscati quattordici automezzi, tra cui un’autovettura Cadillac Escalate, e un’autovettura Jaguar; un’imbarcazione di oltre 20 metri (in leasing alle società); 22 rapporti bancari.