«Non ho paura di Pino, ma le primarie non possono essere trasformate in guerra tra bande». Dopo l’atteso comunicato del segretario Fausto Raciti, l’avvocato Giovanni Formica, ritenuto tra gli addetti ai lavori uno degli avversari più temibili del sindaco uscente Carmelo Pino, rompe il silenzio e racconta la sua “verità” sul perchè Pino, fresco iscritto al Partito Democratico, è sttao escluso dalla competizione interna. «Oggi il PD ha dato prova di essere un partito solido, capace di decidere, con una guida regionale autorevole. Chiuso questo capitolo, è tempo per chiarire, una volta per tutte, perché il sindaco uscente non parteciperà alle primarie – scrive Formica che all rpimearie sfiderà l’agguerito Salvatore presti che di giorno in giorno cresce in popolarità –  Nessuna paura, come qualcuno, semplicisticamente e scioccamente, ha provato a dire. D’altra parte se avessi paura, non proverei nemmeno a sfidarlo alle elezioni di maggio. Le ragioni sono tutte politiche ed incrociano anche le storie personali».

Giovanni formica

Formica, che ha contestato Pino sin dalle prime battute della legislatura, entra nel dettaglio. «Ho ripetutamente e pubblicamente bocciato l’amministrazione in carica; e l’ho fatto sul terreno delle cose fatte (poche e male) e di quelle non fatte (tante e assai importanti). Di questi cinque anni, sono convinto, resterà il ricordo di un dissesto di cui ancora oggi non conosciamo i numeri reali e di un conflitto senza precedenti tra Giunta e Consiglio Comunale, segnato da una sequela di iniziative giudiziarie che hanno mortificato il confronto ed il dibattito in una città che invece ne aveva grande bisogno. Per non parlare degli asili nido chiusi, delle scuole senza mensa o delle famiglie che ne hanno dovuto sostenere i costi, degli uffici giudiziari trasferiti, della drammatica situazione economica, della mai affrontata emergenza ambientale, della solitudine delle persone più bisognose e potrei continuare ancora a lungo». Giudizio negativo condiviso dalla maggioranza del partito con un documento del 12 novembre scorso. «I milazzesi a maggio avranno modo di dire, con il voto, come la pensano. Noi, nel frattempo, avevamo il dovere – e lo abbiamo adempiuto – di non trasformare le primarie in una guerra tra bande che avrebbe offerto alla città uno spettacolo indecoroso ed avrebbe, ancor più, allontanato le persone perbene dalla politica e dalle istituzioni. Sono stato leale ed ho chiarito che non avrei mai partecipato a primarie con il sindaco uscente perché le primarie sono belle ed importanti soltanto se si celebrano tra persone che si collocano in un perimetro comune e che sono unite dalla condivisione del progetto. Ed io non ho, né ho mai avuto, nulla a che dividere con il progetto di Pino. Dopo cinque anni di lotte, di contestazioni, di conflitti, non avrei mai potuto fare con lui un pezzo di strada come se, in qualche modo, fossimo la stessa cosa. Ci sono differenze che soltanto una politica cinica e brutta può nascondere. E quel genere di politica non serve a Milazzo. Milazzo ha piuttosto bisogno di uno sforzo collettivo per tentare una ripartenza che è alla nostra portata, per tornare ad una condizione di normalità che è il presupposto per una crescita sana e duratura. E poi, diciamocelo chiaramente, c’è anche il tema della dignità e della credibilità personali. Vale per me e dovrebbe valere anche per il mio mancato antagonista».