Dopo quattro anni tornerà a respirare l’aria del “Grotta Polifemo”. L’ultima volta, indimenticabile, fu anche l’ultima gara casalinga del Milazzo in Serie D, contro il Sambiase, prima di spiccare il volo verso la Lega Pro. Benedetto Bottari, di nuovo in rossoblù dopo la lunga parentesi al Due Torri, domani ritroverà il suo pubblico. Oggi Milazzo ha voluto intervistare il giovane general manager per capire le emozioni che proverà. Un lustro fa scriveste la storia, portando il Milazzo dalla Promozione alla Lega Pro. Adesso? “Oggi è un’altra storia. Per me Milazzo è qualcosa di speciale ma i ricordi rimangono tali. Bisogna pensare a come ricominciare, come ricostruire e fare bene il prima possibile. Non ripercorreremo le orme fatte allora, questa è un’avventura diversa. Anni fa il risultato del campo veniva prima di ogni cosa, ora invece cercheremo di rafforzare in primis il marchio SS Milazzo: la gente deve tornare a identificarsi con i suoi stemmi e i suoi colori”.

Benedetto Bottari

L’anno scorso riuscì a salvarsi con il Due Torri in Serie D. Come mai è sceso di categoria? “Dopo 4 anni a Gliaca di Piraino si è chiuso un ciclo: il mio rapporto con la società non era più lo stesso, era giusto cambiare aria. In Eccellenza sarei andato ovunque ma quando mi ha chiamato il Milazzo sono venuto a piedi: ho un grande affetto per questa città e i suoi tifosi e quest’ultimi lo hanno sempre ricambiato”. Eccellenza d’eccellenza. Con un gioco di parole possiam spiegare l’ottimo livello del vostro campionato… “La definisco una ‘Serie D sbagliata’, con piazze di un certo spessore. Noi siamo pur sempre una matricola, una società ex novo. Quest’anno abbiamo il desiderio di fare bene ma al tempo stesso vogliamo ambientarci bene nella categoria. Quest’anno ci servirà per studiare e per crescere, pur mantenendo un profilo ambizioso. Riguardo le avversarie credo che Vittoria, Scordia e Siracusa abbiano una marcia in più. Senza dimenticare l’Igea Virtus. Con loro sarà un derby tutto particolare. Non faccio faccio retorica, so che non sarà come tutte le altre. Per me è il ‘classico’ del Tirreno”. La speranza è quella di vincere il campionato non più al “Grotta Polifemo” ma al “Marco Salmeri”… “In Italia purtroppo inseriamo leggi per cose assurde. Il fatto che per un’intitolazione debbano passare dieci anni dalla morte di una persona che è stata altamente rappresentativa per la città è totalmente assurdo. Ricordiamo che tra i 16 e i 19 anni Marco vinse tre campionati consecutivi, portando il Milazzo al punto più alto della sua storia. Chi di dovere deve sbloccare la situazione: per chi ha conosciuto Marco è una questione di affetto. Glielo dobbiamo”.

 

SEBASTIAN DONZELLA