IL MAMERTINO. Che tristezza la festa di Santo Stefano. Quest’anno la serata di punta è stata animata dai Collage preferiti, si vocifera, ai Nomadi, per poche centinaia di euro di risparmio. Meno male che ci sono i piatti. La festa è diventata il fantasma di quelle degli anni ’80 che tutti noi quarantenni ricordiamo con nostalgia. Non più le novità del momento, i cantanti più gettonati, le mitiche padelle dal fondo vulcanico, i pelapatate super veloci, il signore delle aste. Ci hanno tolto pure i panini ca sasizza, banditi poiché avrebbero danneggiato rosticcerie e pizzerie locali. Ormai sul lungomare di Milazzo è un susseguirsi stanco di venditori di noccioline (illusi, vengono qui da noi che abbiamo i mitici Gemelli Composto), torrone, cd musicali sul viale del tramonto. L’unico motivo che vale la discesa in Marina è il venditore di piatti.

Festa di Santo Stefano a Milazzo

A due passi dalla “Fontana di Cartesio” lui non vende: ipnotizza. L’apice arriva quando sbatte i piatti in un tavolo concavo di lamiera: BUUUUM. Nostante i più anziani lo vedano da decenni, assieme a figli e nipotini rimangono a bocca aperta. Tutti a domandarsi come cavolo fa a non romperli. Il microfono è bloccato all’interno di uno strano collare aggiustato con lo scotch. Mentre arringa la folla con voce stentorea, racconta la sua storia. Viene dalla Puglia, da Bisceglie, racconta del manicomio del paese che lo dovrebbe ospitare visto che viene a Milazzo e che offre un servizio di piatti ad una cifra variabile dai 10 a 20 euro. Poi cerca complicità con i presenti dicendo che a casa sua comanda la suocera. E nel frattempo BUUUUM i piatti sbattono. Quando qualche casalinga cerca di tirare con il prezzo comincia a citare i locali della Marina Garibaldi dove mangia o prende i caffè: “Manco alla Casalinga posso mangiare a questi prezzi”. Ogni anno dice che, in via del tutto eccezionale, ha i piatti firmati. Ed ecco che spunta – ogni anno – il solito servizio Enrico Coveri che gli passa un ragazzo e un collaboratore storico che lui chiama “ragioniere”. Quando il pubblico è poco ricettivo si imbroncia e sbotta che a Milazzo non viene più perché quando ritorna a casa la “solita” suocera lo rimprovera. Al terzo, quarto tentativo di vendita andato fallito, – con fare teatrale – fa il finto offeso e sospende la vendita per qualche minuto. La gente si allontana, ma poi…..BUUUMM, i piatti ricominciano a saltare sul tavolo. E la festa di Santo Stefano ritrova un minimo di senso.

GIANFRANCO CUSUMANO