Un improvviso intervento di Terna, l’ente che gestisce la rete elettrica nazionale,  ha bloccato, a poche ore dal suo inizio, lo sciopero di 4 ore che Filctem-Cgil Flaei-Cisl Uilctem-Uil avevano proclamato per oggi alla Centrale Termoelettrica Edipower/A2A per scongiurarne la chiusura. Per sindacati e lavoratori «è strano che Terna abbia rivisto la posizione espressa il 26 novembre scorso e dichiarato, appena ieri sera, l’incompatibilità della protesta a causa dell’indisponibilità di altre due centrali siciliane». La legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, infatti, restringe la libertà di protesta, e così Filctem-Cgil Flaei-Cisl Uilctem-Uil non hanno potuto far altro che rinviare lo sciopero alla prima data possibile, ovvero al 17 dicembre prossimo.

«Il provvidenziale rinvio certo non deve essere parso vero alla proprietà della centrale, contraria allo sciopero – si legge in una nota dei sindacati –  e non ha fatto altro che esasperare ancora di più gli animi dei lavoratori che, lo ricordiamo, temono per il loro futuro occupazionale». Con lo smantellamento dei due gruppi da 160 MW, la centrale di San Filippo del Mela si troverà a breve ad operare con soli 4 gruppi, che l’azienda intenderebbe impiegare per la maggior parte a “riserva fredda”  mentre, per uno solo di questi, verrebbe sperimentato un carburante di nuova tecnologia, chiamato CSS e ricavato da una parte dei rifiuti della differenziata. «Questo progetto – continua la nota –  dichiarato dall’Amministratore Delegato di Edipower/A2A, Masi, ai sindacati, nell’ultimo incontro in Prefettura, oltre a determinare già nell’immediato una contrazione delle attività non è supportato da nulla e soprattutto non è ancora suffragato dalle istituzioni , sia locali che regionali e nazionali, a cui per legge spetta l’ultima parola. Senza un tavolo di confronto con tutti i soggetti – ribadiscono sindacati e lavoratori – è impossibile verificare l’efficacia, la praticabilità e le garanzie della proposta, anche perché – aggiungono- vi è il serio rischio che i tempi necessari alla verifica, ed alle autorizzazioni, non coincidano poi con quelli per ultimare i lavori di riconversione dell’impianto, e che di conseguenza le maestranze , i 300 tra diretti ed indotto, si ritrovino licenziati. Vi è quindi la necessità che azienda, sindacati, amministrazioni comunali, regione e governo nazionale attivino velocemente un percorso di verifica che, a questo punto, deve trovare la sua sede naturale nella Prefettura di Messina». Lo sciopero del 17 dicembre il primo di una protesta più incisiva.