Recuperare i prodotti rimasti invenduti o scartati nella filiera agroalimentare per ridistribuirli alle categorie di cittadini al di sotto del reddito minimo. E’ questo l’obiettivo del Comune di Milazzo che ha sottoscritto la “Carta per una rete di Enti Territoriali a Spreco Zero”, alla quale di recente hanno aderito anche città come Milano e Firenze, volta a sancire l’impegno di Regioni, Province e Comuni per la riduzione degli sprechi e delle perdite alimentari. In Sicilia sono appena 5 i Comuni che hanno aderito a tale iniziativa, due nella provincia di Messina (Montagnareale e Librizzi).

Con la sottoscrizione del documento gli Enti Locali si impegnano a sostenere tutte le iniziative che recuperano i prodotti rimasti invenduti o scartati nella filiera agroalimentare per ridistribuirli alle categorie di cittadini al di sotto del reddito minimo e di istituire programmi e corsi di educazione alimentare. “Una iniziativa – ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Salvatore Gitto – che rientra sempre in quel progetto da portare avanti insieme ad altri Comuni per diminuire il conferimento in discarica di quei rifiuti soprattutto alimentari che caratterizzano gran parte dell’umido e che finiscono anche con incidere sui costi di smaltimento. L’adozione di una migliore gestione di questi prodotti può essere determinante sia nel combattere lo spreco alimentare che ha raggiunto livelli assurdi”. La sottoscrizione della “Carta per una Rete di Enti Territoriali a Spreco Zero”, impegna Regioni, Province e Comuni a condividere e promuovere la campagna “Un anno contro lo spreco” per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore positivo del cibo e dell’alimentazione e sulle conseguenze dello spreco alimentare e dare seguito in tempi brevi ad alcune delle indicazioni contenute nella Risoluzione Europea contro lo spreco Alimentare con particolare riguardo all’adozione di misure che riducano effettivamente tale spreco entro il 2025. “Il nostro impegno – conclude Gitto – è supportare tutte quelle iniziative pubbliche e private volte al recupero, a livello locale, dei prodotti rimasti invenduti e scartati nell’ambito dell’intera filiera agroalimentare per distribuirli gratuitamente alle categorie di cittadini al disotto del reddito minimo. Ma anche di modificare le regole che disciplinano gli appalti pubblici per i servizi di ristorazione e di ospitalità alberghiera in modo da privilegiare in sede di aggiudicazione, a parità di altre condizioni, le imprese che garantiscono la ridistribuzione gratuita a favore dei cittadini meno abbienti, promuovendo azioni concrete a favore della riduzione degli sprechi. E, da ultimo, istituire programmi e corsi di educazione alimentare e di economia ed ecologia domestica per rendere il consumatore consapevole degli sprechi di cibo, acqua, ed energia, ma anche tutto ciò che riguarda il no-food, al fine di dare concretezza a quel programma di riduzione, recupero e riuso dei materiali”.