«Una modifica alla legge regionale sull’utilizzo del demanio marittimo al fine di salvaguardare la duna costiera». Nasce sull’asse Rometta-Milazzo la nuova campagna di Legambiente a difesa del territorio, con l’obiettivo stavolta di proteggere e custodire degli elementi naturali caratteristici dell’arenile tirrenico, le piante pioniere che originano le classiche dune costiere, cancellate in gran parte del territorio a causa, soprattutto, della speculazione edilizia negli ultimi 30 anni. Se n’è parlato nei giorni scorsi a Palazzo D’Amico a Milazzo, nel corso del convegno di presentazione della mostra fotografica itinerante “Piante Pioniere della Duna costiera”, organizzata dal gruppo fotografico “Tracce del Territorio” dell’associazione “Il Cappellaio” di Rometta Marea, in sinergia con le due sezioni territoriali di Legambiente, quella “dei Peloritani” e quella “del Tirreno”, che ha fatto tappa nella città del Capo grazie alla collaborazione dell’assessore all’ambiente e territorio Salvatore Gitto.

il convegno di Legambiente a Milazzo

L’esposizione segue un percorso iniziato lo scorso anno con la prima mostra concorso organizzata dal gruppo fotografico “Tracce del Territorio”, nato da un’idea del romettese Angelo Catanzaro, allo scopo di far crescere la passione per gli scatti di pari passo con l’amore per il proprio territorio, puntando l’obiettivo sulle sue bellezze ma anche su quegli angoli deturpati dall’uomo allo scopo di riscoprirli e valorizzarli. La seconda edizione, grazie alla sinergia con Legambiente, ha voluto stavolta puntare i fari su una peculiarità paesaggistica dimenticata e bistrattata: le piante pioniere che attecchiscono in un ambiente estremo come la sabbia e la relativa duna costiera, anticamente baluardo naturale all’erosione che creava, nella zona retrodunale, una fascia di macchia mediterranea particolarmente suggestiva e propizia per la coltivazione. Tutto questo, oggi, nella zona tirrenica messinese è quasi del tutto scomparso, e quelle piante apparentemente insignificanti ma fondamentali nel’ecosistema marino, calpestate dall’ignoranza e dal cemento. «La legge regionale 15/2005 , “Disposizioni sul rilascio delle concessioni di beni demaniali e sull’esercizio diretto delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo” – affermano Enzo Colavecchio e Pippo Ruggeri, i due esponenti di Legambiente – non pone nessun vincolo a salvaguardia della duna costiera. È quindi necessario avviare una mobilitazione che parte dal basso e porti a introdurre un articolo nella suddetta legge a tutela di un bene ambientale fondamentale nell’equilibrio dell’ecosistema marino». «La questione – aggiunge Colavecchio – verrà posta all’ordine del giorno del prossimo direttivo regionale di Legambiente». Su questa realtà in estinzione sono stati così riaccesi i fari nel corso di un incontro definito “storico” dall’esponente milazzese di Legambiente, Pippo Ruggeri, «perché per la prima volta ha messo intorno a un tavolo istituzioni attive sul territorio disposte a iniziare un percorso di tutela ambientale finalizzato al recupero e alla valorizzazione di una flora endemica in via di estinzione e di un habitat naturale deturpato dall’uomo». Al convegno, moderato dal giornalista Tonino Battaglia, sono intervenuti, infatti, il sindaco di Milazzo, Carmelo Pino, l’assessore all’ambiente Salvatore Gitto, il comandante della Capitaneria di Porto Milazzo, Fabrizio Coke, Enzo Colavecchio (Legambiente dei Peloritani), Pippo Ruggeri (Legambiente del Tirreno), il prof. Alessandro Crisafulli (Orto Botanico di Messina), il dott. Ettore Lombardo (Azienda Foreste Demaniali), prof. Franco Alacqua, esperto di scienze naturali e cultore del territorio tirrenico e Natale Torre, florovivaista della Piana di Milazzo ed esperto del comune di Milazzo. Dopo l’intervento del sindaco Pino e Gitto, che hanno sottolineato la funzione importante di Legambiente nell’approccio diverso dato quest’anno a una pulizia non invasivo della spiaggia, e l’intervento del comandante Coke, tocca al botanico Alessandro Crisafulli lanciare l’allarme sulle specie endemiche in via di estinzione, come “Papavero della Spiaggia” o la “Santolina della Spiaggia”, che un tempo proliferavano sulle nostre coste: «Il problema è – afferma Crisafulli – che dagli anni ‘70 in poi è avvenuto sulle nostre coste un vero e proprio “sacco” a causa della costruzione selvaggia di edifici costieri, stabilimenti balneari, lidi e strutture turistiche, programmata senza tenere conto dell’importanza antropica della vegetazione presente sulle spiagge». «Un tempo –aggiunge Colavecchio – le piante pioniere con le loro dune servivano da frangivento per le coltivazioni interne, cosicchè i contadini riuscivano a proteggere intere piantagioni di cocomeri o tabacco, quest’ultimo abbondante nella zona di Marchesana, a Terme Vigliatore. Ma la distruzione delle dune – accusa l’esponente di Legambiente – è frutto di ignoranza e se adesso non è possibile ammirare la bellezza della “Efedra Distachia”, pianta della zona di Patti, Falcone, Caronia e Oliveri, ormai estinta, oppure per la gran parte del “Cardo Pallottola”, di origine orientale, propria della Riserva di Tindari e Capo Milazzo, ciò è dovuto alla negligenza umana che ha causato da circa un secolo l’estinzione in Sicilia di oltre venti specie di piante».