Resistere. E’ la parola d’ordine di Ciclopica, il nuovo sodalizio presentato giovedì scorso in un locale del Borgo. Riunisce esponenti della società civile che hanno deciso di rimanere a Milazzo e di combattere il degrado e l’apatia che colpisce la città. Una situazione aggravata da quello che definiscono «la drammatica realtà del fallimento di un certo tipo di sistema politico». Con quali armi Ciclopica vorrebbe riuscire nell’impresa? Con le armi della partecipazione, della presentazione di progetti concreti, della promozione della cultura, della valorizzazione dei talenti. Gli interventi degli associati Massimo Providenti, Salvatore Presti e della portavoce Angelica Furnari, hanno illustrato quelli che sono gli intendimenti del nuovo movimento milazzese: creare un gruppo eterogeneo di persone della società civile che, decidendo di “rimanere” contribuendo in prima persona alla vita della città. Principio fondamentale è quello della totale apertura, della partecipazione di tutti i cittadini e di altre identità associative. «Da soli non si va da nessuna parte», hanno sottolineato.

Furnari, Providenti, Presti

«Vorremmo proporre un nuovo modello di società ed un “nuovo” senso comune, affinché si faccia politica del “comune” – si legge in una nota a firma della portavoce Angelica Furnari –  Oggi viviamo in un paese che opera in regime di dissesto, con imprenditori costretti a chiudere le loro attività, con intere generazioni di giovani “nuovi emigranti” alla ricerca di quelle opportunità di lavoro che il territorio non offre più, neanche sotto forma di illusione o speranza. Un paese dove l’infanzia sembra essere più un peso che un diritto da tutelare, la memoria custodita dagli anziani poco valorizzata. Un paese che da vent’anni ai problemi di sempre ne aggiunge di altri: occupazione, coabitazione con poli industriali, mancata vocazione turistica, politiche sociali, che oggi, come nel resto della Nazione, si schianta con la drammatica realtà del fallimento di un certo tipo di sistema politico. Per anni, noi cittadini abbiamo firmato vere e proprie deleghe in bianco. Non ne facciamo una questione di parte, non crediamo al fatto che “siano tutti uguali” e soprattutto non dimentichiamo la responsabilità personale di aver votato questa classe politica». L’intento dunque è che attraverso la cultura come bagaglio di conoscenze, si riesca a comprendere e migliorare. «Sarà forse un’impresa “Ciclopica” ma abbiamo il dovere di provarci», conclude la nota.