Fu il periodico “La Sveglia di Milazzo” ad annunciare, nel numero del 20 agosto 1899, la costruzione di un «grandioso stabilimento» di concimi chimici in contrada Ciantro, a poche decine di metri dall’appena costruita stazione ferroviaria. L’industria sarebbe sorta grazie ai cospicui investimenti finanziari di Ignazio Florio, che proprio in quell’anno aveva sottoscritto gran parte dell’aumento di capitale sociale della “Prodotti Chimici Colla e Concimi”, la società romana proprietaria del nuovo stabilimento milazzese.

Bartolomeo Chialva

Secondo il periodico locale a spingere la Casa Florio a finanziare la realizzazione della prima fabbrica siciliana di concimi chimici sarebbe stato l’imprenditore Stefano Trifiletti, cui Milazzo deve il suo teatro recentemente restituito alla pubblica fruizione. La nuova industria, poi rilevata dalla Montecatini, avrebbe garantito occupazione per sei decenni. Non mancarono gravissimi incidenti sul lavoro. Bartolomeo Chialva, nato a Stroppo (Cuneo) nel 1866 e deceduto a Milazzo nel 1909, fu il capo-fabbrica dello stabilimento. Morì l’undici ottobre, «vittima del lavoro e del dovere». Le sue spoglie furono seppellite nel cimitero di Milazzo, dove, sulla lastra marmorea posta dagli «operai affezionati e riconoscenti», è affissa la fotografia riprodotta a fianco. Dopo appena un mese, la figlia Antonina, di soli 15 anni, lo avrebbe seguito nella tomba, aggiungendo un altro triste capitolo alla tragedia di una «famiglia desolata». Anche l’operaio milazzese Tindaro Napoli (1902-1930) perse la vita nella fabbrica di concimi chimici: «attendendo alla formazione di una colonna di carri ferroviari – si legge sulla lastra tombale custodita nel cimitero di Milazzo – trovò tragicamente la morte tra i respingenti di due vetture».

MASSIMO TRICAMO