Tra le 72 agenzie di poste private, che praticavano servizi abusivi di pagamento, sequestrate dalla Guardia di Finanza ce n’è anche una che opera a Milazzo in via XX Settembre. Ironia della sorte la sede è proprio di fronte alla compagnia delle Fiamme Gialle. In realtà si tratta di una sede in franchising di cui non si conosce il reale coinvolgimento dei gestori. Si ipotizza, infatti, che non tutti fossero a conoscenza della mancata autorizzazione, ma incassavano in buona fede soldi dai clienti per poi inviare il tutto alla sede centrale che avrebbe dovuto garantire il pagamento dei bollettini. In ogni caso anche gli sportelli di Milazzo rientrano tra quelli sequestrati sul territorio nazionale nell’operazione denominata “Lost pay”, condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Palermo.

Al momento – secondo l’Ansa  – sono due le persone indagate per una maxi truffa messa a segno da alcune agenzie di poste private: si tratta di Nunzio Giangrande titolare di “Servizi postali” e Graziella Torrisi di “Posta più”, le due società a cui in franchising erano collegate le 72 agenzie sequestrate nel’ambito di un’indagine condotta dal pm di Palermo Paolo Guido. Le filiali erano su tutto il territorio nazionale, ma la “Servizi postali” solo in Sicilia ne aveva 50. Sul conto di Giangrande, aperto presso le Poste italiane, sono stati trovati 30 milioni di euro. Gli investigatori stanno cercando di capire se, come si sospetta, siano le somme inviate alla sede centrale dalle agenzie per il pagamento di bollettini, in realtà mai saldato. L’indagine è nata dall’esposto di un’agenzia di Latina che appartiene al circuito Poste più che riceveva le proteste dei clienti che segnalavano intimazioni al pagamento da parte di fornitori come Enel, l’azienda del gas palermitana, nonostante avessero pagato le bollette. Nel tempo alla denuncia si sono aggiunte decine di querele di privati. L’inchiesta del pm di Palermo potrebbe allargarsi a tutte le società analoghe italiane che gestiscono abusivamente, senza cioé l’autorizzazione della Banca d’Italia, l’attività di servizi di pagamento. Gli investigatori non escludono la connivenza di alcuni direttori di uffici postali e stanno cercando di capire se la maxi truffa fosse finalizzata ad un riciclaggio di denaro sporco. Il pm ha delegato a un consulente informatico accertamenti sui sistemi di software delle due società e ha nominato un amministratore giudiziario. Secondo i primi accertamenti in Sicilia nessuna delle società che gestisce servizi di pagamento sarebbe in regola.