Ufficialmente era un’agenzia immobiliare, in realtà facevano tutt’altro, addirittura in alcuni casi importavano astici vivi e surgelati per centinaia di migliaia di euro che poi venivano venduti in nero. I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Milazzo, nell’ambito dell’operazione “Ghost Credit”, hanno denunciato quattro persone (tra cui un commercialista) per i reati di frode fiscale e truffa e falsificazione di documento di identità, reati che, se confermati, oltre alle sanzioni amministrative di natura tributaria, potrebbero portare ad una condanna penale fino a 3 anni di reclusione. L’azienda con sede in un appartamento di Milazzo, infatti, da un lato iscriveva nei bilanci costi per 14 milioni di euro, ma poi ometteva l’indicazione di eventuali corrispondenti ricavi.

 

Dietro l’operazione ci sarebbe un pluripregiudicato messinese che nelle carte ufficiali della società non aveva nessun ruolo. Tutto era demandato ad un pensionato, il quale risultava a capo della società, ma che avrebbe avuto come unico compito quello di firmare i documenti da presentare agli uffici competenti ed, eventualmente assumersi tutte le responsabilità per illeciti compiuti. Il pregiudicato, addirittura, avrebbe sostituito la foto dalla carta d’identità del pensionato e si sarebbe spacciato per lui in giro per l’Italia. Secondo quanto riportato in una nota del Comando provinciale della Guardia di Finanza, gli uomini del capitano Antonio Ranaudo avrebbero messo fine a una frode fiscale «che si basava attraverso false attestazioni di tributi già pagati dei quali si richiedeva compensazione». Ad essere denunciato anche un commercialista, originario della valle del Mela ma residente fuori regione. La società apparentemente dotata di una struttura aziendale tale da realizzare volumi d’affari per decine di milioni di euro, ma di fatto una “scatola vuota”, presentava dichiarazioni fiscali nelle quali veniva “vantato e richiesto” un credito iva di circa un milione 800 mila euro. «L’illecita attività – si legge – non ha permesso solo alla società di ottenere per se rilevanti benefici fiscali ma ha creato il presupposto affinchè anche soggetti terzi potessero evadere le imposte». Gli indagati in realtà erano cinque, ma uno è deceduto recentemente.