Albicocchi, susini, aranci, nespoli, gelsi, in tutto settanta alberi da frutto dedicati simbolicamente a tutti quegli uomini e quelle donne che oggi lottano contro le mafie e combattono ogni forma d’illegalità.  Libera ha chiamato questo frutteto “Il Giardino dei Responsabili” ed è stato inaugurato lo scorso uno maggio nei terreni della Fondazione Lucifero di Milazzo gestiti dall’associazione “Il Giglio”. I componenti del Presidio Libera “Rita Atria” hanno voluto una cerimonia sobria ma ricca di significati, in cui la natura e il verde hanno fatto da padrone. Il Giardino si trova lungo il viale delle palme che separa il campo della scuola calcio Milan dalle terre di “Gigliopoli”.

i familiari delle vittime di mafia

Nel frutteto gli alberi sono ancora piccoli, a parte un albicocco che, invece, è già ricco di frutti, anche se ancora verdi. Questo è l’unico albero che avrà un nome e un cognome: Gaetano Saffioti. Un imprenditore calabrese, coraggioso, che ha denunciato i suoi estortori e aiutato la magistratura a comprendere i perversi meccanismi che legano la ‘ndrangheta al settore dell’edilizia. Un testimone di giustizia che alla proposta dei magistrati di abbandonare la Calabria e trasferirsi in località protetta ha detto “no”. “Sono i mafiosi che devono andare via dalla mia terra, non la gente onesta”, afferma spesso. Gaetano era presente a Milazzo l’uno maggio insieme a sua moglie e alla scorta; erano mesi che non metteva piedi fuori dalla sua casa blindatissima.Poi è stato il turno di dedicare un pezzetto di frutteto a tutte quelle categorie di persone che Don Luigi Ciotti ha chiamato “giardinieri della democrazia”, ad iniziare dalle Forze dell’Ordine, rappresentate dalla dott.ssa Curtulillo, Vice Questore Aggiunto di Messina. Per le associazioni, invece, sono stati ricordati gli scout, rappresentati da Germana Berti, Responsabile dell’Agesci Zona dello Stretto, l’Associazione “Il Giglio” e l’Associazione Antimafia “Rita Atria”, quest’ultima rappresentata dalla fondatrice Nadia Furnari. I familiari delle vittime di mafia hanno invece sfilato quasi in silenzio mentre venivano fatti i nomi dei loro parenti uccisi: c’erano le famiglie di Ignazio Aloisi, Graziella Campagna e Attilio Manca.

Per i giornalisti “con la schiena dritta” è intervenuto Luciano Mirone, autore del libro “Gli insabbiati: storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall’indifferenza” e redattore de la Repubblica. Infine, sono arrivati i frutti dei sacerdoti e per rappresentare la categoria non si poteva che scegliere Don Luigi Ciotti, Presidente Nazionale di Libera. È stata letta una sua lettera ricca di significato e speranza. “La vostra bella festa – scrive Ciotti – è un ideale proseguimento della giornata del 21 marzo (Giornata della Memoria e dell’Impegno ndr), è un modo per non dimenticarci che la lotta contro le mafie e le varie forme d’illegalità e corruzione ha bisogno di responsabilità e progetti concreti durante l’anno”. Per Ciotti anche un regalo; l’artista milazzese Laura Marchese, infatti, ha realizzato un suo ritratto che ha donato al locale presidio di Libera. Il sacerdote tiene in mano la chiave di “Gigliopoli” che gli fu idealmente consegnata durante un suo passaggio milazzese dello scorso anno.La serata di festa e d’impegno si è conclusa con lo spettacolo teatrale di un gruppo di attori romani che ha messo in scena “Malacarne”, rappresentazione che ha tracciato la vicenda politica ed umana di Peppino Impastato.