Salgono a tredici le denunce da parte di altrettanti negozianti di Milazzo colpiti da un raid avvenuto all’alba tra le 3 e le 4. Si tratta dei negozi Mehrabi (tappeti), Provenzano (Abbigliamento), Prestige (Pelletteria), Cambria (calzature), Puck (caffè letterario), Galleria Prestige (articoli da regalo), Clap (bar), Kokoro (ristorante), Intimo di Mascia (abbigliamento intimo), Lucas (calzature), Carpisa (Borse), Black & White (abbiagliamento), Upim (supermercato). Gli uomini del commissariato di polizia hanno sequestrato i video di alcune telecamere di sicurezza all’esterno dei negozi tra la Marina Garibaldi, via Medici, via Francesco Crispi e via Cumbo Borgia, via Matteo Nardi. Le immagini, purtroppo, non aiutano molto.

Vetrina Lucas

Nelle riprese più chiare si vede un uomo alto, magro, incappucciato con un oggetto contundente in mano che spacca le vetrine. Ma si pensa che non sia stata opera di una sola persona ma di un gruppo organizzato. Se nel novembre scorso, quando si è verificato un episodio simile, si è trattato della bravata di due minorenni individuati nel giro di pochi giorni, in questo caso la vicenda sembra più complessa. Fra le vetrine danneggiate ci sono anche quelle dei negozi di proprietà del presidente dell’associazione antiracket di Milazzo e quello di proprietà della presidente dell’associazione antiracket di Barcellona Pozzo di Gotto. In un comunicato del presidio Libera “Rita Atria” di Milazzo-Barcellona, si legge che il sodalizio «ha piena fiducia nelle indagini intraprese dalla Polizia di Stato di Milazzo ed esprime piena e convinta solidarietà ai commercianti colpiti. Invita , altresì,i commercianti e i cittadini tutti a mantenere alta la guardia su fenomeni che spesso vengono sottovalutati e facilmente derubricati come “casuali” e forse sono la spia di qualcosa di più importante e pericoloso in una città dove da sempre, è convinzione comune che “la mafia non esiste”». Il presidente dell’associazione antiracket di Milazzo, Francesco Arcadi, invece, sottolinea di avere fiducia nell’operato delle forze dell’ordine. «E’ ancora troppo presto per capire i contorni di un simile gesto – spiega – chiedo ai colleghi di collaborare e di avere fiducia».