Il biologo Scotti: “Solo ora ci ricordiamo del nostro mare” 26 Novembre 2011 Cronaca IL DIBATTITO. Sullo sversamento di petrolio nel mare di Milazzo èintervenuto il biologo Gianfranco Scotti, grande appassionato di subacquea e a capo dell movimento Amp che dal 2009 porta avanti il progetto di istituzione dell’Area marina protetta a Capo Milazzo. Ecco la sua lettera aperta: In merito alle ultime vicende ambientali che hanno interessato Milazzo e che hanno visto un susseguirsi di dichiarazioni da parte di paladini dell’ambiente, mi sorgono spontanee alcune riflessioni. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è il risultato di una serie di comportamenti che per decenni sono stati tollerati ed alimentati con assoluta indifferenza. gianfranco scotti Fino ad oggi, questi paladini dell’ambiente dove sono stati? Si sono accorti solo oggi che Milazzo è una delle aree italiane a maggiore rischio ambientale? Dov’erano quando, ad esempio, esponenti di importanti associazioni ambientaliste denunciavano il degrado di ampie porzioni del territorio? La verità è che il mare e la costa sono stati considerati, per decenni e lo sono ancora, “terra di nessuno” dove ciascuno ha curato i propri interessi a discapito di ciò che veramente dovrebbe significare e rappresentare per tutti un “bene comune”. Le risorse naturali come l’acqua pulita, la biodiversità, un bel paesaggio, sono considerate come “risorse di proprietà comune”. Singoli individui, industrie etc. usano e distruggono queste risorse senza pagare neanche un costo minimo. L’uso di una risorsa comune dovrebbe essere compresa come parte dei costi interni di un’attività economica in modo che un individuo o una industria, quando si trovano a dover pagare per le loro azioni, diventerebbero molto più caute o eviterebbero di provocare danni…, ma poichè questo non è stato possibile… (anzi è stato un vero FALLIMENTO!) ci ritroviamo sempre a fronteggiare le emergenze. Dalla convinzione, evidentemente sbagliata, (radicata nella nostra cultura fino a 30 -40 anni fa) che il mare fosse una fonte inesauribile di risorse e di cibo per l’umanità è maturata la consapevolezza (non in tutti!!) che, proprio a causa delle attività umane (ad es., il sovrafruttamento delle risorse o l’inquinamento), gli ecosistemi marini sono a rischio di degrado ed alcune specie a rischio di estinzione. Inoltre, comportamenti irresponsabili possono avere conseguenze devastanti sulla salute umana. Il territorio di Milazzo riassume in pieno il degrado socio-ambientale in cui versa tutto il territorio nazionale: occupazione selvaggia del litorale, inquinamento, pessima gestione del territorio e mancanza di politiche efficaci di pianificazione territoriale. Tutto ciò ha determinato un forte processo di degrado ambientale e culturale che da anni ha portato a fronteggiare continuamente situazioni di emergenza e criticità del territorio. Ad oggi non esiste una vera ed efficace politica di gestione del territorio. La Politica ha fallito, le Istituzioni hanno fallito. La Politica, a tutti i livelli, locale e nazionale, non ha saputo fronteggiare, con gli strumenti normativi, in maniera corretta la crescita esponenziale del peso dell’urbanizzazione e delle attività economiche sul territorio. Invece di restringere i parametri di legge sulla qualità dell’ambiente, li ha aumentati consentendo a chi inquina di rimanere nella piena legalità. Non ha saputo affrontare un corretto piano di gestione del territorio per non creare scontenti al proprio elettorato (la politica è considerata un “mestiere” a tutti gli effetti e secondo questi “politici” deve essere retribuita). Le Istituzioni e gli Organi di Controllo hanno fallito perché non sono stati in grado di monitorare, denunciare e sopprimere l’illegalità dilagante che è manifestamente visibile a tutti. Non è più possibile tollerare che si sversino veleni in atmosfera o a mare, non è più possibile tollerare che si peschi illegalmente sotto costa ed in aree interdette perché sottoposte a tutela e chi deve vigilare e sanzionare comportamenti illeciti fa finta di non vedere. Aggiungerei anche un fallimento generazionale di noi quarantenni e cinquantenni che non siamo stati in grado di smantellare posizioni di potere consolidate nell’egoismo e nell’avidità di chi vuole avere sempre di più. Manca una visione che allarghi gli orizzonti temporali e che permetta di pensare ad uno sviluppo economico che soddisfi, certamente al meglio, le esigenze delle generazioni presenti, ma che sia “responsabile” anche per quelle future, che non comprometta in modo irreversibile l’ambiente naturale in cui queste vivranno; che garantisca un ambiente sano a cui le generazioni future avranno diritto analogamente a quelle presenti. Fino a quando non cominceremo ad affrontare tutte le situazioni critiche in un’ottica di gestione responsabile del bene comune, continueremo ad attribuire responsabilità a questo o a quell’altro senza arrivare mai ad una soluzione dei problemi. E’ necessario operare un cambiamento di mentalità, una crescita culturale che permetta di pensare alla parola “sviluppo” senza richiamare alla mente quel concetto tradizionale di crescita economica che si basa esclusivamente sul “consumo” delle risorse dell’ambiente naturale in una logica egoistica che pone il benessere individuale al di sopra di tutto. Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 1.177 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT