Nato nel 1881, Luigi La Spada venne strappato ai propri cari nella Prima Guerra Mondiale, durante un tragico combattimento (19 giugno 1917). Prima di partire per il conflitto bellico, ricoprì a Milazzo l’importante incarico – per un individuo della sua condizione sociale ed economica – di fattore dell’ex-feudo di S. Basilio (S. Marina), una vastissima proprietà dove annualmente si producevano sino a 1.000 hl. di mosto.

«Sono molto preoccupato per questo povero ragazzo che è da giorno 18 giugno che non scrive», scriveva di lui il 18 luglio 1917, in una missiva indirizzata al proprio domestico di Palermo Cecè, il barone di Alleri, proprietario del suddetto ex-feudo, che aggiungeva: «abbiamo solo avuto un telegramma dal suo colonnello che dice in data 8 Luglio: La Spada disperso. Tutti ci auguriamo che fosse prigioniero. (…) È cosa dolorosa assai…». Oggi il suo nominativo figura tra gli oltre 200 Milazzesi caduti per la Patria durante il primo conflitto mondiale. L’Albo d’Oro redatto dal gen. Del Buono lo ricorda, purtroppo senza fotografia, con queste poche parole: «La Spada Luigi, fu Michelangelo e di Gitto Anna, da Milazzo, classe 1881, soldato del 112° Reggimento Fanteria (sesta compagnia, nda). Cadde in combattimento ne’ pressi di Asiago (Trentino); sepolto nella fossa comune vicino alla strada del bosco di Asiago.

Alla di lui memoria fu concessa la Croce al merito di guerra». Di lui oggi rimane qualche centinaio di lettere scritte nei primi due decenni del Novecento allo scopo di informare quasi quotidianamente il barone di Alleri sulla conduzione dell’ex feudo di S. Basilio: un’infinità di rapporti informativi che lasciano in chi li legge la strana quanto surreale impressione di aver conosciuto davvero il La Spada, il quale manifesta nelle sue numerosissime lettere le diverse sfaccettature, ora ironiche, ora serie, con tutti i suoi problemi quotidiani, i dolori, ma anche le liete ricorrenze, quali il matrimonio celebrato il 23 gennaio 1913 con Rosaria Saraò e la nascita del primo ed unico figlio (Michelangelo, nato il 2 gennaio 1915 e morto prematuramente senza figli a soli 32 anni) ed ancora le non poche lodi che il barone gli tributava per l’ottimo lavoro svolto. Alla sua memoria è stata intitolata la scuola elementare di S. Marina, ma di tale intitolazione, oggi, scandalosamente non rimane traccia.

(MASSIMO TRICAMO)