L’avvocato Pinuccio Calabrò

BARCELLONA. Era stato accusato di violenza sessuale nei confronti della cuginetta di sei anni e condannato a 5 anni e sei mesi di reclusione dal Tribunale dei Minori di Messina: oggi la Corte d’Appello peloritana lo ha assolto con formula piena (il fatto non sussiste) poichè la bambina che l’accusava è risultata inaffidabile dal punto di vista psicologico.

Protagonista del calvario giudizio durato quattro anni è un ventenne barcellonese, sedicenne all’epoca dei fatti. Il ragazzo, difeso dall’avvocato Pinuccio Calabrò, nel giugno 2013 era stato sottoposto a misura cautelare con l’infamante accusa di avere avuto rapporti sessuali completi con la piccola – tra il settembre 2012 e marzo 2013 – in un casolare di campagna di proprietà della famiglia.

Tutto nasce da una serie di espressioni sconce legate a rapporti sessuali che la bambina nel gennaio 2013 aveva riferito ad una sua compagna di classe, la quale l’ha riportata ai suoi genitori e questi ultimi agli insegnanti. La bimba viene tenuta sotto osservazione.

Nel frattempo la mamma porta la piccola all’Unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia di Barcellona lamentando disturbi del sonno e fa anche riferimento alla vicenda “scolastica”. La dottoressa che la visita interroga la bambina ma senza particolari riscontri. Nonostante questo fa una segnalazione alla Procura. A quel punto i carabinieri della sezione Pg del Tribunale dei minori, alla presenza di un solo assistente sociale, senza registrare l’audio o il video, interrogano la bambina e le presunte violenze vengono attribuite al cugino sedicenne. La Procura dispone una visita ginecologica al Policlinico di Messina dalla quale si evince che la bambina ha dei “segni” e il sedicenne viene trasferito alla casa minorile di Acireale.

L’avvocato Calabrò che difende il minorenne a questo punto, nel luglio 2013, chiede l’incidente probatorio durante il quale la bambina non conferma le accuse. Il sedicenne viene liberato dal Gip ma il Pubblico Ministero, Andrea Pagano, fa appello al Tribunale del riesame il quale rigetta la richiesta. Il Pm, infatti, presenta ricorso in Cassazione dando vita ad un ping pong giudiziario con il Tribunale del riesame (si rispediscono il fascicolo per ben due volte).

Nel frattempo il Pubblico Ministero affida una consulenza sulla minore per verificare se soggetto credibile e può testimoniare. Viene scelta Monica Di Stefano, esperta di pscologia infantile. La dottoressa conclude che la bimba non è capace di testimoniare perché è facilmente suggestionabile, ha una marcata tendenza alla compiacenza e limitate capacità mnemoniche.

La richiesta di misura cautelare viene annullata per l’ennesima volta in Cassazione che rinvia al Tribunale del riesame presso i minorenni per una nuova valutazione questa volta tenendo in considerazione la consulenza (siamo nel 2015). Dice, inoltre, che in mancanza delle esigenze cautelari il processo può essere celebrato a piede libero. Inizia il processo che si conclude un anno dopo, il 16 maggio 2016, con la sentenza di condanna del ragazzo barcellonese a 5 anni e mesi 6 di reclusione: il giudice  ha ritenuto dare valenza alle dichiarazione accusatorie rese davanti carabinieri senza alcuna registrazione video, audio, o la presenza di psicologi. La Corte di Appello presso i minori di Messina (presidente Lazzara a latere Celi e Trimarchi), invece, oggi ha assolto l’imputato sposando la tesi della difesa guidata dall’avvocato Calabrò.