Il velo di Iside di RE

Il velo di Iside di RE

Saranno Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937) e RE (Milazzo, 1985) a rappresentare la provincia di Messina alla Bias, la 1° esposizione transnazionale di arte contemporanea sacra delle religioni dell’umanità, organizzata e promossa da WISH – World International Sicilian Heritage, che si terrà dal 23 settembre al 30 ottobre a palermo. Si tenterà di creare una sorta di Museo diffuso en plein air nel centro storico del capoluogo siciliano, l’iniziativa nasce da una visione artistica – antropologica – filosofica dell’artista polivalente Rosa Mundi che ha sempre posto l’individuo e l’universo al centro della sua ricerca e riflessione laboratoriale artistica.

Dai quattro canti, dalla Martorana, dalla Chiesa dei Teatini, la Pinta, l’Immacolata Concezione al Capo, la Chiesa della Pinta, Santa Caterina, Santissimo Salvatore, alla Cattedrale, sino all’oratorio di San Mercurio e l’Oratorio di San Lorenzo, passando per la Chiesa di Porto Salvo e di San Giovanni dei Napoletani, la BIAS 2016 (vedi sito) si snoderà con i suoi artisti collocando il nuovo, il contemporaneo nelle magiche cornici del passato di una Palermo sempre più neorinascimentale.

Emilio Isgrò, maestro della ”cancellatura”, sarà presente con uno dei suoi “libri cancellati” proveniente dalla collezione della Fondazione Orestiadi di Gibellina.

RE esporrà “Poesia – Il Velo di Iside” all’interno del Padiglione delle Religioni perdute allestito nella cripta della Chiesa di San Giuseppe dei Teatini. L’opera si caratterizza per la particolare conformazione ricavata dalla sovrapposizione di due vetuste finestre dismesse, utilizzate da RE come supporto per la realizzazione dell’opera. La figura domina l’intera composizione e rappresenta il “Velo di Iside”, che secondo un’antichissima tradizione simboleggia le multiformi sembianze con le quali lo Spirito Creatore si materializza. Secondo Plutarco, alla base della statua di Iside a Sais vi era questa iscrizione: “Io sono tutto ciò che è stato, che è e che sarà, e nessun mortale mai sollevò il mio peplo”.