L’associazione di volontariato “Il pozzo di Sicar” ritorna all’attacco e chiede alla Fondazione Lucifero l’accesso agli atti relativo alla richiesta di affitto di un locale nella zona San Giovanni da destinare a casa di accoglienza. Da oltre un anno l’associazione presieduta da Giuseppa Cambria che opera all’interno della Parrocchia del Sacro Cuore, tenta di ottenere invano i locali che vorrebbe affittare con regolare contratto oneroso.

A lanciare un appello pubblico era stato anche padre Marco D’Arrigo, parroco del Sacro Cuore, che ospita gente bisognosa all’interno della canonica ma con disagi sempre più numerosi. L’associazione, oggi, dopo avere ricordato che la Fondazione di Capo Milazzo svolge «attività a carattere socio-assistenziale» chiede in una nota ufficiale al consiglio di amministrazione presieduto da Enzo Russo lumi sull’iter che – secondo il sodalizio – risulta poco chiaro. Addirittura le richieste sarebbero state ricevute (o protocollate) sette mesi dopo l’invio tramite lettera raccomandata.

La prima nota inviata all’Ipab del Capo con la quale si chiedeva la concessione in affitto di locali per ospitare una casa di accoglienza risale al 27 marzo 2015. Successivamente, il 17 giugno dello stesso anno, l’associazione rinnova la richiesta precisando che i locali idonei potrebbero essere quelli della Fondazione in via Francesco Spoto. Ancora dopo, in data 30 novembre, l’associazione riformula la richiesta e si dichiara pronta ad accollrsi i costi relativi al cambio di destinazione d’uso e alla ristrutturazione dell’immobile.

«Solo a cinque mesi di distanza, con nota datata 14 aprile 2016, avete fatto pervenire le vostre determinazioni – scrive l’associazione – A tal riguardo, ci avete confermato di aver ricevuto le nostre ultime richieste…..stranamente a sette mesi di distanza, ovvero, in data 30 novembre 2015. Al contempo, ci avete formulato il diniego giustificandolo testualmente “ … avendo già concesso gli immobili in locazione, in data antecedente la richiesta stessa ..”».

L’associzione, oggi, chiede ulteriori dettagli come le generalità dello «sconosciuto conduttore», la data della sua richiesta di locazione, gli scopi da lui perseguiti, l’importo del contratto di affitto, la sua durata, le condizioni del contratto. «Stupisce non poco che la nostra richiesta di affitto dei locali già formulata con la raccomandata del 27 marzo 2015 sia stata a voi recapitata (o da voi protocollata) solo dopo sette mesi in data 30 novembre», conclude l’associazione “Il Pozzo di Sicar”.

L’argomento sarà oggetto del consiglio di amministrazione della Fondazione fissato domani pomeriggio e presieduto da Enzo Russo.

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capiciano
capiciano
7 anni fa

che si faccia luce anche per tutte le opere realizzate all’interno di un noto ristorante massicciate di cemento per terra , piscina, manufatti in alluminio , estirpazione di ulivi secolari e messa in loco di palme che non rispecchiano la vegetazione mediterranea esistente intorno… da premettere che la locazione avvenuta un decennio fa, lo stato dei luoghi era in terra battuta e con solo una minima parte in muratura ovvero la zona dove si facevano le pizze… oggi quel luogo e’ diventato un paradiso esotico e con dietro il caseggiato ( di nuova costruzione) quantita’ industriali di detriti e materiale… Leggi il resto »

Matteo
Matteo
7 anni fa

Invito l’Associazione “Il Pozzo di Sicar” a trasmettere gli atti al Procura della Repubblica di Barcellona PG

Nicola
Nicola
7 anni fa

In effetti nel “pozzo” Lucifero c’e’ molto sommerso!!

Capo milazzo
Capo milazzo
7 anni fa

Dovrebbero dare il buon esempio visto che organizzano la giornata sulla legalità e poi “peccano” su una questione di trasparenza! Complimenti vivissimi, continuate così!