LA LETTERA. Come sfruttare il Castello di Milazzo per generare cultura e turismo? Il dibattito va avanti da sempre. L’assessore Salvatore Presti ha deciso di dare un taglio con il passato non rinnovando le convenzioni con le associazioni che la passata amministrazione aveva scelto per affiancarla nella gestione della cittadella fortificata più grande d’Europa. A dire la sua anche un nostro lettore. Ecco il testo:

Sono un milazzese per amore, marchigiano ma sposato ad una magnifica mamertina e alla sua terra. Amo Milazzo e la sua bellezza sfregiata, apprezzo tante persone e ormai da 8 anni ne conosco molte virtù e altrettanti vizi. Mi preme porre una riflessione a voi che siete una voce molto seguita, anche se spesso scomoda. Per Expo la Sicilia è stata rappresentata dal Museo del Fango di Messina e dai due artigiani-artisti Michele Cannaò e Nino Pracanica. Il Castello di Montesegale (Pavia), con spazi coperti più ampi di quelli di Milazzo e senza il Tirreno e una città splendida ai suoi piedi, crea lavoro e genera turismo attraverso le opere degli artisti siciliani. Milazzo, che ha il castello per estensione più grande dell’Isola, non riesce non solo a valorizzare le perle gratuite, che gli altri sanno sfruttare, ma neanche ha una direzione lungimirante che capisce come uno spazio così grande non può essere uno spazio esclusivo, ma inclusivo. Ma soprattutto è tanto dificile capire che per gestire un Castello come quello di Milazzo serve farlo vivere con le energie di tanti?

La passata amministrazione ha fallito perché non ha ammesso che il Castello è bello e ricco perché costruito dalla stratificazione di mille storie, e non dall’eccessivo amore proprio di pochi. Ma l’attuale forse non vuole ammettere che il castello è così bello perché chi è venuto dopo ha saputo capire che per arrivare all’eccelso non si cancella quello che c’è, ma si aggiunge a quello che c’è. Se gli aragonesi avessero abbattuto quello che avevano fatto i normanni, e i normanni quello che avevano fatto gli arabi, e gli arabi quello che avevano fatto i bizantini, e i bizantini quello che avevano fatto i romani e i romani quello dei greci e i greci quello dei mamertini e i mamertini quello degli antenati, oggi non ci sarebbe il Castello di Milazzo, ma forse un semplice torrione come quello di Brolo.

Forse sarebbe il caso di rilanciare il concetto che il Castello è un bene comune, perché qualcuno non consapevole della storia forse non sa che quando è stato concepito come bene esclusivo è rimasto chiuso per molto tempo. E forse dire che va “azzerata” l’esperienza che ha riaperto il castello non è un buon modo per dimostrare che si ha un’idea valida per far diventare il Castello di Milazzo una fonte di lavoro collettivo e non un diamante da nascondere e celare…. Non sarebbe forse ora di capire che il castello è troppo grande per pochi? E che andrebbe assommata l’esperienza di chi lo ha riaperto con quella di nuove energie portatrici di altre storie e altre idee?

 PS: forse ogni tanto un minimo di umiltà nel dire che per progettare la gestione di un castello forse la prima cosa da fare è andare a visitare quelli che sono ben gestiti già da tanto e creano lavoro? Grazie in ogni caso.

Andrea Mecozzi

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Paolo
Paolo
8 anni fa

L’idea che il castello fosse divenuto cosa di qualcuno è sempre serpeggiata. Le difficoltà di accesso per chi non era parte di un giro o altro era palese come molte cose dalle nostre parti. Forse il problema consiste proprio in questo. La mancanza di chiarezza sui metodi e sui modi alle strutture pubbliche (ricordiamocelo, pubbliche) che dovrebbero essere nette e coerenti. Visitando castelli in giro per l’Italia di strutture simili non ne esistono, ma non esiste nemmeno il senso di abbandono che in certi ambienti, a Milazzo, si palesa in maniera esagerata. Ci sono costruzioni medievali in Val d’Aosta che… Leggi il resto »

giuseppe
giuseppe
8 anni fa

Andrea, volevo farti i complimenti per ciò che hai scritto. Mi dispiace però che i milazzesi abbiano scelto questa amministrazione di incapaci. Mi delude profondamente il “regista” Presti che dovrebbe “sfruttare” tutte le risorse migliori di Milazzo.

garibaldino
garibaldino
8 anni fa

Carissimo Andrea , chi decide e comanda al castello , sono persone che hanno avuto i suoi bisnonni a combattere insieme a Garibaldi contro gli Spagnoli . È normale che comandano loro . Anzi , dirò do più . Tanti milazzesi , non conoscono il castello e la storia del castello , perché deve pagare il prezzo . I nostri bisnonni , non hanno partecipato.

Luigi
Luigi
8 anni fa

Per quanto possa essere prestigioso il progetto culturale (che comunque ancora non è stato reso pubblico) che la nuova amministrazione abbia pensato per i Beni culturali a Milazzo una cosa è certa: questo progetto non ha come punto di partenza ciò che è stato fatto fin’ora – bello o brutto che sia – per il semplice fatto che l’assessore in carica non ha cercato un confronto con i soggetti coinvolti o un resoconto delle attività compiute in questi anni e di ciò che hanno prodotto in termini economici, sociali ed infine, se vogliamo, culturali.

Alan
Alan
8 anni fa

Caro Andrea Mecozzi lei ha centrato il punto..manca la visione..chi si propone ad amministrare dovrebbe averne una, a lungo termine, oltre la punta del proprio naso e aprirsi alle nuove idee ed alle nuove generazioni. Qui invece si continua a vedere il “forestiero” come un’alieno e il nuovo come “pericolo”..e alla fine meglio scegliere il gattopardesco “cambiare tutto per non cambiare nulla…