La lettera. «Il castello di Milazzo non può essere riservato a pochi eletti» 17 Ottobre 2015 Il Commento 8 Commenti LA LETTERA. Come sfruttare il Castello di Milazzo per generare cultura e turismo? Il dibattito va avanti da sempre. L’assessore Salvatore Presti ha deciso di dare un taglio con il passato non rinnovando le convenzioni con le associazioni che la passata amministrazione aveva scelto per affiancarla nella gestione della cittadella fortificata più grande d’Europa. A dire la sua anche un nostro lettore. Ecco il testo: Sono un milazzese per amore, marchigiano ma sposato ad una magnifica mamertina e alla sua terra. Amo Milazzo e la sua bellezza sfregiata, apprezzo tante persone e ormai da 8 anni ne conosco molte virtù e altrettanti vizi. Mi preme porre una riflessione a voi che siete una voce molto seguita, anche se spesso scomoda. Per Expo la Sicilia è stata rappresentata dal Museo del Fango di Messina e dai due artigiani-artisti Michele Cannaò e Nino Pracanica. Il Castello di Montesegale (Pavia), con spazi coperti più ampi di quelli di Milazzo e senza il Tirreno e una città splendida ai suoi piedi, crea lavoro e genera turismo attraverso le opere degli artisti siciliani. Milazzo, che ha il castello per estensione più grande dell’Isola, non riesce non solo a valorizzare le perle gratuite, che gli altri sanno sfruttare, ma neanche ha una direzione lungimirante che capisce come uno spazio così grande non può essere uno spazio esclusivo, ma inclusivo. Ma soprattutto è tanto dificile capire che per gestire un Castello come quello di Milazzo serve farlo vivere con le energie di tanti? La passata amministrazione ha fallito perché non ha ammesso che il Castello è bello e ricco perché costruito dalla stratificazione di mille storie, e non dall’eccessivo amore proprio di pochi. Ma l’attuale forse non vuole ammettere che il castello è così bello perché chi è venuto dopo ha saputo capire che per arrivare all’eccelso non si cancella quello che c’è, ma si aggiunge a quello che c’è. Se gli aragonesi avessero abbattuto quello che avevano fatto i normanni, e i normanni quello che avevano fatto gli arabi, e gli arabi quello che avevano fatto i bizantini, e i bizantini quello che avevano fatto i romani e i romani quello dei greci e i greci quello dei mamertini e i mamertini quello degli antenati, oggi non ci sarebbe il Castello di Milazzo, ma forse un semplice torrione come quello di Brolo. Forse sarebbe il caso di rilanciare il concetto che il Castello è un bene comune, perché qualcuno non consapevole della storia forse non sa che quando è stato concepito come bene esclusivo è rimasto chiuso per molto tempo. E forse dire che va “azzerata” l’esperienza che ha riaperto il castello non è un buon modo per dimostrare che si ha un’idea valida per far diventare il Castello di Milazzo una fonte di lavoro collettivo e non un diamante da nascondere e celare…. Non sarebbe forse ora di capire che il castello è troppo grande per pochi? E che andrebbe assommata l’esperienza di chi lo ha riaperto con quella di nuove energie portatrici di altre storie e altre idee? PS: forse ogni tanto un minimo di umiltà nel dire che per progettare la gestione di un castello forse la prima cosa da fare è andare a visitare quelli che sono ben gestiti già da tanto e creano lavoro? Grazie in ogni caso. Andrea Mecozzi Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 3.774 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT