Nessuna estorsione per tre dei cinque uomini accusati di avere chiesto denaro all’impresa palermitana “Encla Infrastrutture” che stava eseguerndo i lavori del lungomare di Ponente. Come riporta la Gazzetta del Sud, la Corte d’ Appello di Messina ha annullato le condanne per il presunto boss di Barcellona Carmelo D’ Amico considerato il capo del braccio armato della mafia locale e detenuto anche per altre operazioni; l’ imprenditore Salvatore Puglisi, 58 anni, originario di Fondachelli Fantina e residente a Terme Vigliatore, datore di lavoro dello stesso “geometra” Carmelo D’ Amico; e per il giovane imprenditore milazzese Francesco Di Maio, 35 anni.

Lavori a ponente

La Corte d’Appello ha riformato la sentenza di primo grado emessa il 4 ottobre 2012 peri cinque imputati coinvolti nell’ operazione antimafia scattata a Milazzo a seguito di ordinanza di custodia cautelare emessa il 13 maggio 2010 dal gip distrettuale di Messina Antonino Genovese. Ridotte invece le pene per altri due presunti appartenenti alla cosca mafiosa dei “Barcellonesi”, il barcellonese Francesco Carmelo Messina, 66 anni, originario di Gela e il commerciante di lubrificanti di Barcellona Nicola Canno ne, 47 anni, che in primo grado erano stati entrambi condannati a 7 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione più 2.000 euro di multa. Con la sentenza di Appello di ieri per Messina la pena è stata ridotta a 5 anni e 4 mesi di reclusione per Francesco Messina difeso dall’ avv. Marcello Greco; mentre per Nicola Cannone difeso dagli avv. Luisella Mancuso ed Enrico Tignini la condanna è stata ridotta a 3 anni e 8 mesi di reclusione. Per Carmelo D’ Amico, difeso dagli avv. Giuseppe Lo Presti e Tommaso Calderone, sono mancati i riscontri alle accuse formulate solo sulle dichiarazioni rese dalla vittima delle estorsioni che risultava essere indagato per reato connesso per altra operazione antimafia effettuata a Palermo. Tuttavia D’ Amico in primo grado era stato condannato a 8 anni di reclusione e alla multa di 2.400 euro; mentre gli altri due imputati assolti, Salvatore Puglisi e Francesco Di Maio, entrambi difesi dall’ avv. Giuseppe Lo Presti, in primo grado avevano subito condanne rispettivamente di 4 anni, 5 mesi e 10 giorni più 800 euro di multa e di 4 anni e 9 mesi più 1.000 euro di multa. Tutti i 5 imputati erano stati arrestati per le estorsioni e le imposizioni poste in essere sui lavori di riqualificazione del litorale di Milazzo finanziati in ambito europeo dai programmi del Pios 5 attuato da una coalizione di Comuni di cui faceva parte la Città del Capo. L’ accusa per gli imputati è stata quella di aver preteso il pizzo dal dicembre 2007 e nei mesi successivi, almeno sino a tutto il 2008, sui lavori pubblici del Pios per la riqualificazione urbana del lungomare di Ponente.