L’INTERVENTO. Il paliscarmo di San Papino può essere ancora salvato. A lanciare l’appello è lo storico Massimo Tricamo, anima dell’associaizione di Storia Patria. L’imbarcazione che viene indicata spesso come emblema dei beni culturali a Milazzo e che sembra ai non addetti ai lavori ormai distrutta, secondo Tricamo può essere ancora salvata. Ecco il suo intervento:

il paliscarmo abbandonato a san papino

Il San Tommaso, il palascàrmo di piazza S. Papino, ci piace immaginarlo in piena efficienza, in occasione del calato della Tonnara del Tono, ossia quando ci si apprestava ad immergere nel mare di Ponente il complesso ed intricato sistema di reti che avrebbe dovuto catturare i tonni. Oggi viene additato dalla stragrande maggioranza come un bene inutile, qualcosa di irrimediabilmente perduto, un ammasso di legna da ardere frutto dell’inerzia di amministrazioni incapaci di valorizzarlo adeguatamente. Un modo di pesare alquanto banale e superficiale, assurdo, dal quale occorre prendere le distanze.

Un’attrattiva di tutto rispetto, altro che legna da ardere! E’ e dovrà rimanere una reliquia, una preziosa testimonianza dell’opera dei nostri valenti maestri d’ascia, Giovanni Vitale che lo costruì alle soglie del Novecento e Francesco Salmeri che lo ristrutturò nel 1937. E’ e dovrà rimanere un suggestivo reperto dell’affascinante e cruento rito della mattanza, visto che dal suo “stiràtu”, dal corridoio posto lungo una delle sue due fiancate, le nerborute braccia dei tonnaròti issavano all’unisono le fitte maglie della “camera della morte” piena zeppa di tonni imbizzarriti come cavalli.

Il S. Tommaso non tornerà mai più in mare. Dai sostenitori della sua distruzione si dimentica che il bene sul quale si sta disquisendo è un’imbarcazione dismessa, un natante-reliquia che non dovrà mai più tornare a navigare. Da qui l’esigenza di mantenerlo in vita in modo semplicemente dignitoso, prescindendo da un inutile e dispendioso restauro che non servirebbe a nulla, se non a dilapidare fondi pubblici peraltro di difficile reperimento in un momento di crisi qual è quello attuale.

Il S. Tommaso non è così devastato come si vorrebbe far credere. Malgrado i limiti e la penuria di attenzioni delle ultime amministrazioni comunali, l’imbarcazione si trova comunque in condizioni di gran lunga migliori rispetto a quelle dei palischermi delle altre tonnare messinesi, peraltro anch’essi sottoposti – così come il S. Tommaso – al vincolo di tutela da parte della Sovrintendenza di Messina. Avete visto in che condizioni giace il S. Rita, l’unica imbarcazione sopravvissuta della Tonnara di S. Giorgio a Gioiosa Marea? O quelle in cui giacciono i due palischermi non restaurati della Tonnara di Oliveri? Al loro confronto il palascàrmo di Milazzo sembra un natante appena costruito! Tutto merito della copertura che l’Amministrazione comunale pro-tempore fece realizzare intorno al 2004, copertura che ha rallentato notevolmente la decomposizione delle strutture lignee.

Al S. Tommaso occorrono semplicemente più attenzioni di quelle che sino ad oggi non gli sono state dedicate. Dalla pulizia periodica che è sempre mancata, col risultato di osservare gli antichi madieri e staminali avvolti da erbacce e rifiuti d’ogni genere. Dall’illuminazione inesistente, che di notte renderebbe ben visibili le sue suggestioni. Dall’assenza di cartellonistica turistica bilingue, che lo rende anonimo agli occhi dei visitatori, soprattutto in estate quando la vicina spiaggia si popola di turisti. E’ per questo che prossimamente lo scrivente avvierà, in collaborazione con l’assessorato al Turismo e con l’amico Vittorio Cernuto dell’associazione Tono Solemare, un modesto ma significativo intervento di pulizia volto a restituire dignità a questa significativa testimonianza del nostro passato marinaro.

Al S. Tommaso occorrerebbe un intervento di semplice messa in sicurezza. Non un restauro, ma semplice messa in sicurezza. Basterebbe sollevare la fiancata laterale dello scafo collassata già prima che fosse collocata la recinzione metallica. Basterebbe adagiare, previo sollevamento con una serie di paranchi a mano disposti in batteria o con qualche muletto, la fiancata collassata su sostegni in carpenteria metallica (analoghi a quelli in cemento esistenti sotto l’altra fiancata), in modo tale da restituire allo scafo la forma originaria. Ricostruendo inoltre i bagli di prua ed il superiore ponte di prua ed aggiungendo i banchi mancanti e lo “stirato”, i quali potrebbero essere, piuttosto che ricostruiti, appena accennati anche con semplici tavole di compensato marino allo scopo di restituire i volumi originari delle singole sezioni dello scafo. Infine, sostituendo la copertura metallica ormai scotta ed arrugginita, dotandola – ma solo nella porzione poppiera dell’imbarcazione – di pannelli vitrei che salvaguardino meglio dell’attuale rete metallica il S. Tommaso dalle intemperie e dalla furia di Ponente.

Alla luce delle recentissime offerte di collaborazione manifestate all’assessorato comunale al turismo tanto dall’Istituto Nautico di Messina, quanto dalla sez. etnoantropologica della Sovrintendenza, la rinascita del S. Tommaso potrebbe concretizzarsi in tempi ragionevoli. Speriamo bene.

MASSIMO TRICAMO