Trifiletti, il milazzese che scoprì l’isola che non c’è 22 Gennaio 2013 Rubriche Fu un milazzese a scoprire nel 1831 Ferdinandea, l’isola vulcanica (oggi sommersa) del Canale di Sicilia che da subito suscitò l’interesse di alcune potenze straniere, alla ricerca nel Mediterraneo di punti strategici per gli approdi delle proprie flotte, sia mercantili che militari. Quel milazzese era il capitano Francesco Trifiletti, comandante e comproprietario per un terzo del brigantino-goletta “Il Gustavo”, bastimento (63 tonnellate) che faceva la spola tra Malta e Milazzo, da dove spesso raggiungeva i porti di Napoli e Livorno. Quello stesso bastimento – gli altri comproprietari erano i milazzesi Stefano Cambria e Francesco Piraino – che dal 1838 venne affidato al comando di Giuseppe Trifiletti, fratello di Francesco nonché nonno dell’armatore Stefano Trifiletti, cui si deve la fondazione dell’omonimo teatro comunale. Fu navigando di ritorno da Malta che il capitano milazzese s’imbatté nell’isola vulcanica emersa nel bel mezzo d’una eruzione tra Sciacca e Pantelleria. Così nella sua coeva monografia intitolata “Storia dell’Isola Ferdinanda” (Tip. Mannone e Solina, Trapani 1831) Salvatore Russo Ferruggia ne rievocava il rinvenimento, che lo stesso Trifiletti denunciò immediatamente alle autorità portuali al suo arrivo nel porto di Palermo: l’isola Ferdinandea «La nuova isola si è resa visibile sul livello del mare nel giorno tredici luglio. I fenomeni si sono osservati per la prima volta nel giorno otto di detto mese. In detto giorno il sig. Francesco Trefiletti, comandante il brigantino siciliano il Gustavo, ch’erasi partito da Malta il giorno cinque, diretto per Palermo, trovossi nelle alture di Sciacca con vento maneggevole, dopo mezzo giorno alla distanza di miglia dieci osservò per sud ovest una massa d’acqua che s’innalzava. Ei si diresse per la medesima onde veder da vicino cosa mai si era; vi si avvicinò alla distanza di tre miglia; fu a sentire un fragore simile al tuono, e quindi una gran colonna d’acqua di color nericcio (noi diciamo fangosa) s’innalzava all’altezza di palmi cento, cioè canne 12 e palmi 4 (circa 26 metri, nda). Questa colonna o massa d’acqua, come la disse l’osservatore, superava il diametro di un vascello, gorgogliava circa dieci minuti, si abbassava; e nell’abbassarsi della medesima, un gran fumo denso innalzavasi, che l’orizzonte tutto ingombrava. E un tal fenomeno replicava ogni quindeci venti e a trenta minuti. L’urto del mare era molto sensibile: osservò che una quantità di pesci morti, e semivivi galleggiavano d’intorno ove il fenomeno seguiva, e sino alla distanza di miglia sette circa. Il Trefiletti credette che un tal fenomeno era cominciato molte ore pria ch’ei osservato lo avesse: fenomeno che osservò in tutto il corso dell’imminente notte, e alla distanza di miglia quindeci; egli intese il fragore sino alla distanza di miglia venti. Non osservò segno alcuno di fuoco; e dacchè ei arrivò in Palermo, nel giorno 12 luglio ne fece rapporto a quel Capitano del porto (…), rapporto comunicato ufficialmente a tutti i capitani de’ porti della Sicilia, affin di renderlo noto al commercio marittimo ed ai naviganti». Se il Trifiletti fu il primo ad avvistare la nuova isola vulcanica affiorata in seguito all’attività eruttiva non fu però il primo ad approdarvi, privilegio toccato invece il successivo 2 agosto al capitano inglese Humphrey Fleming Senhouse (1781-1841), il quale non mancò di piantare una bandiera britannica sulla spiaggia dell’isolotto che le autorità delle Due Sicilie avrebbero battezzato in omaggio al sovrano Ferdinando II. Intorno alla sovranità dell’isolotto, che il Senhouse aveva denominato piuttosto “Isola Graham”, nacque così una controversia tra le autorità borboniche e quelle britanniche. E non mancarono gli appetiti della Francia, che inoltrò sull’isola vulcanica una spedizione scientifica. La crisi diplomatica era vicina. La controversia comunque non giunse a risoluzione, in quanto alla conclusione dell’episodio eruttivo si verificò una rapida erosione, così che l’isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832. Riaffiorò ancora, sia pure fugacemente, nel 1846 e nel 1863. Da allora il vulcano è diventato un banco sottomarino, il Banco Graham, che arriva sino a qualche metro dalla superficie e che nel 1986 è stato colpito erroneamente nel corso dei bombardamenti ordinati dal presidente Usa Reagan ai danni della Libia: le autorità militari statunitensi scambiarono infatti i resti della Ferdinandea per un sommergibile libico (cfr. Paolo Gangemi, Piccolo libro delle curiosità sul mondo, Sironi ed., Milano 2012, pagg. 13 e segg.). MASSIMO TRICAMO Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 3.988 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT