“Non comprendo come le forze politiche presenti in Aula continuino a tenere questo atteggiamento. Il dissesto non si presta ad opinioni ma è venuto fuori da una pronuncia della Corte dei Conti che ha sentenziato che sussistono per il Comune di Milazzo le condizioni per la dichiarazione di dissesto. Non ci sono altre strade, altri escamotage, Anzi ogni giorno di ritardo si sommano danni dei quali qualcuno dovrà assumersi le responsabilità”. Il sindaco di Milazzo, Carmelo Pino, è stanco. Sottolinea che la notifica dei decreti ingiuntivi è ormai quotidiana, l’Enel ha ridotto l’erogazione di energia, i mezzi comunali sono pronti a fermarsi perché nessuno dà più la benzina.

Carmelo Pino

“Come Amministrazione abbiamo posto in essere tutti gli atti richiesti dalla Corte dei Conti di nostra competenza – prosegue Pino – e auspicavamo analoga tempestività da parte del consiglio comunale. E invece in aula si fanno solo “chiacchiere” e si finisce col creare confusione tra i cittadini. Per questo ho deciso che non è più possibile tacere di fronte a coloro che continuano a dire che l’Amministrazione Pino vuole a tutti i costi il dissesto. O ancora che sia una “vendetta politica” o altre bugie che da tempo sento girare in città. Ebbene, una volta per tutte voglio smentire queste convinzioni, ribadendo che sarei stato il primo a seguire altri percorsi. In questi due anni e mezzo di gestione ho tentato di farlo, recandomi a Roma al Ministero, disponendo una attività di accertamento dell’evasione fiscale come mai era stato fatto in precedenza, annullando ogni spesa superflua. Due anni e mezzo di risanamento che però a causa di debiti pregressi non ci consentono di risollevarci. Una gestione dell’anno 2011( anno di competenza) chiusa con un avanzo di cassa dovuto al lavoro dell’amministrazione nel recuperare somme dovute ed a sostenere solo le spese indispensabili. Avanzo prosciugato dal mare magnum dei debiti che abbiamo ereditato. I cittadini sappiano che il dissesto non è una “tegola” solo sulla città, ma un handicap anche sull’Amministrazione che ne sarà condizionata. Un macigno che ha nomi e cognomi, che è il risultato di anni di malgoverno, di scelte contabili folli, con tentativi continui e reiterati di mettere toppe e coprire falle che di fatto hanno aperto crepe e voragini devastanti. Il dissesto non si presta ad opinioni, non dichiarandolo i problemi non spariscono: i problemi rimangono anche se qualcuno li aveva denunciati per tempo, ma non si è voluto ascoltare. Non è un’ opinione, il dissesto: esso è scritto nei numeri e nei fatti di anni di gestione dissennata della finanza pubblica. Non vi è stato controllo di spesa e come emerge anche nel provvedimento della Corte dei Conti in questi anni si è dato vita ad una politica alla rovescia…che sembrava uscita da uno dei viaggi di Gulliver: si parlava di grandi eventi e si compivano grandi buchi, si dissertava sulle grandi opere futuristiche e intanto si rubava il futuro ai giovani, si rappresentava Milazzo come una città anti-ciclica rispetto alla crisi economica mentre si lavorava in modo scellerato al tracollo finanziario, insomma, si sono costruiti enormi castelli di parole, ai quali non corrispondeva alcun fatto. E vorrei anche ribadire che il dissesto del Comune di Milazzo si riferisce all’operato delle precedenti Amministrazioni e quindi non c’entra nulla, a differenza di quanto qualcuno voglia far credere, l’operato dell’attuale Amministrazione. C’è ancora chi intravede nel nuovo decreto legge 174 dell’ottobre 2012 la possibilità di evitare il dissesto. Nella sostanza e nei termini non cambia nulla rispetto al dissesto se non la possibilità, per chi ha ridotto la città in ginocchio, di tentare di salvare la faccia e fare finta di nulla. La vergogna per la città non sta come si vuol far credere, nell’essere dichiarata fallita. La vergogna sta nelle azioni amministrative condotte per portare la città al dissesto. Chi deve arrossire e vergognarsi non sono i cittadini di Milazzo ma chi invece continua beatamente ad operare contro di loro. Certo le conseguenze saranno pesanti per tutti. In molti mi fermano nelle strade e mi chiedono: “Perché dobbiamo pagare noi?”. Questo è effettivamente il vero passaggio doloroso, sapere che chi già paga il peso di una crisi internazionale, avrà un peso in più sulle spalle. Purtroppo è toccato a noi parlare la lingua della verità e dei fatti. E questa lingua implica scelte dolorose e dure. Molti di quelli che non hanno colpe dovranno pagare per colpe non loro. Ma sono certo che Milazzo è pronta a fare sacrifici, ha capito di chi sono le responsabilità», conclude Pino.