Lezione di legalità nell’aula magna del liceo classico” G.B Impallomeni”. Trenta studenti della sezione classica e scientifica hanno incontrato Anna Pulisi, Presidente del Centro documentazione “Peppino Impastato” ed autrice di “Storie di donne”, “ Donne, Mafia e Antimafia” e la signora Angela Manca. madre dell’urologo Attilio Manca, sulla cui morte non è ancora stata fatta chiarezza. L’iniziativa conclude un percorso formativo di eccellenza, volto alla cultura della legalità, finanziato dalla Cee (il progetto PON LEgALI AL SUD” curato dale professoresse Maria Giuliano e Tonia Bonfanti). Nel primo modulo i ragazzi hanno lavorato sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia con l’esperienza diretta nella città di Corleone, nel secondo sulla memoria e l’impegno civile delle donne nella lotta alla mafia attraverso incontri con donne testimoni di legalità, guidati da Rosa Maiorana della coop “Lavoro e non solo”.

Ha aperto i lavori il dirigente scolastico Caterina Nicosia la quale ha ricordato le parole che il presidente Giorgio Napolitano ha rivolto anche ai suoi studenti nell’aula bunker di Palermo «Scendete al più presto in campo, aprendo porte e finestre se vi si vuole tenere fuori, per rinnovare la politica e la società. L’Italia ne ha bisogno, l’Italia ve ne sarà grata» Ha, quindi, elogiato i propri studenti che, coordinati dai docenti, hanno costruito un percorso di partecipazione democratica. La professoressa Tonia Bonfanti ha affermato che il ruolo della Scuola non consiste solo nel fornire strumenti di formazione culturale in grado di interpretare la realtà e progettare il futuro, ma anche trasmettere, concretamente con esperienze come questa, valori immutabili ed universali che sono alla base del vivere civile. Pertanto difficilmente questi studenti potranno dimenticare questa esperienza e troveranno in se stessi gli strumenti per costruire una società più giusta nella legalità. La professoressa Maria Giuliano ha aggiunto: «le donne dell’antimafia sono strenue oppositrici alla mafia e strumento valido di cambiamento e coscienza civile in grado di estirpare il problema dall’interno. Queste donne sono il simbolo della vita che si ribella e che si traduce come nuova fonte di legittimazione per la vita democratica dello stato e della nostra Sicilia».